Se c'è qualcosa che forse i quotidiani e le grosse testate hanno trascurato nelle analisi durante i mesi di campagna elettorale americana, è l'effetto che ha avuto una parte del web sulla propaganda e la comunicazione. È una parte di web nata lontano dai riflettori dei social network di massa, anche se con questi mantiene sempre un contatto, ma che si è sviluppata su piattaforme come 4chan o reddit. In particolare ad aver costruito un pezzo della vittoria di Donald Trump è stata quella galassia di utenti denominata "alt-right" (alternative right). L'alt-right è un fenomeno presente sul web già dal 2008 ma che solo in questi mesi di campagna elettorale è passato alla ribalta. Costituito da un agglomerato di messaggi e contenuti di estrema destra, raccoglie posizioni xenofobe, complottiste, sessiste e antisemite veicolate con post, immagini ma soprattutto meme di alta viralità.
A inizio luglio di quest'anno l'allora candidato e oggi presidente Donald Trump pubblicò sul suo profilo twitter un'immagine raffigurante la sua sfidante Hilary Clinton con accanto una stella a sei punte – simbolo religioso ebraico – con sopra la scritta "la candidata più corrotta di sempre". Come è facile intuire il post ha scatenato una grande polemica, che ha portato Trump (o i suoi social media manager) a rimuovere il post e sostituire la stella con un cerchio, quando però il post era stato ovviamente scaricato da più utenti. Si scoprì poi che l'immagine in questione era stata presa da una piattaforma online afferente alla galassia dell'alt-right. Da questo episodio il fenomeno alt-right è passato alle cronache, aumentando sensibilmente di visibilità. L'alt-right è un movimento disorganizzato, senza una particolare struttura. I suoi seguaci diffondono pregiudizi razziali, elogiano la superiorità dell'uomo bianco americano e puntano ad un ironia volgare, dichiarando guerra aperta al politically correct.
Uno degli aspetti più caratteristici dell'alt-right è l'uso smodato di meme, immagini standard sulle quali viene scritto di volta in volta un messaggio diverso. Il personaggio di meme reso più celebre dall'alt-right è senza dubbio "Pepe The Frog", una rana antropomorfa diventata simbolo della campagna web di Trump, tanto che il 13 ottobre dell'anno scorso lo stesso Trump ha retwittato una rana vestita a sua immagine e somiglianza vestita da Presidente degli Stati Uniti. I meme utilizzano testi brevi e incisivi, ricorrono spesso all'immaginario collettivo e puntano così a una diffusione di largo spettro, forse riuscendo spesso dove molte altre campagne "standard" falliscono. Non si può quindi ignorare il ruolo del web lontano dai social nell'analisi di queste elezioni così come nel caso Brexit, durante la quale i meme hanno giocato la loro parte nella propaganda.
Per fare qualche nome, tra i guru dell'alt-right c'è Richard Spencer, nazionalista noto per le sue posizioni sulla supremazia bianca. In una recente intervista Spencer ha dichiarato che la vittoria di Trump è il primo passo per trasformare l'America in una paese sicuro per i bianchi. Sempre tra i nomi grossi dell'alt-right c'è Alex Jones, conduttore radiofonico complottista sostenitore delle teorie sul "Nuovo Ordine Mondiale", o ancora Milo Yiannopoulos, che ha aperto un fondo per studenti maschi bianchi ("White Men Only") per contrastare l'avanzata delle "ideologie gender". Insomma, una galassia di personaggi considerati profeti da grande parte della Rete e non solo, le cui idee e posizioni sono condivise dall'elettorato che l'8 novembre scorso ha eletto Donald John Trump Presidente degli Stati Uniti d'America.