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Amazon di nuovo nel mirino: la sua piattaforma di beneficenza finanzia i no-vax

Continuano le polemiche su Amazon e “no vax”. Oltre alla vicenda tirata fuori dalla CNN, il quotidiano britannico The Guardian scopre che 4 gruppi anti-vaccinazioni come National Vaccine Information Center (NVIC), Age of Autism, Learn the Risk e Physicians for Informed Consent utilizzano la piattaforma di beneficenza Amazon Smile per la raccolta fondi.
A cura di Francesco Russo
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amazon smile non vax

Negli ultimi giorni è cresciuta molto l'attenzione verso Amazon per le accuse di vendere libri che parlano di contenuti no-vax, ossia contenuti che si rifanno alla cospirazione contro le vaccinazioni. Si tratta di un tema molto sensibile che non ha risparmiato neanche il nostro e negli Usa sta suscitando molte polemiche, proprio attorno all'azienda di Jeff Bezos. Infatti, oltre alla vendita di libri, vicenda tirata fuori dalla CNN, il quotidiano britannico The Guardian scopre che 4 gruppi anti-vaccinazioni come National Vaccine Information Center (NVIC), Age of Autism, Learn the Risk e Physicians for Informed Consent utilizzano la piattaforma di beneficenza Amazon Smile per la raccolta fondi. Oltre alle citate associazioni, il quotidiano cita anche American Citizens for Health Choice (ACHC), A Voice for Choice, Informed Consent Action Network e la National Health Freedom Coalition. Amazon per il momento commenta, attraverso un suo portavoce, che la selezione delle associazioni che possono utilizzare la piattaforma di beneficenza è scrupolosa e non sono accettate quelle incoraggiano o promuovono l'intolleranza, l'odio, il terrorismo, la violenza, il riciclaggio di denaro sporco o altre attività illegali.

Amazon nell'occhio del ciclone per quel che riguarda il grande tema dei "no-vax", altrimenti noto anche come "anti-vaccinismo", il movimento di pensiero, se così lo si può definire, di coloro che si oppongono alla somministrazione dei vaccini, assumendo una posizione contraria a quella che viene esposta dalla comunità scientifica. Si tratta di un tema molto sensibile che suscita molte discussioni anche online.

In relazione a questo tema l'azienda di Jeff Bezos era già stata accusata di fomentare questi temi per il fatto di lasciare libera vendita sulla piattaforma di libri che diffondono questi contenuti, ma ora a questo si aggiunge anche un'altra polemica che ha scoperto il The Guardian. In pratica, Amazon, attraverso la piattaforma di beneficenza chiamata Amazon Smile, permette ai suoi clienti di donare lo 0,5% del prezzo di acquisto ad una delle tante associazioni che sfrutta la piattaforma per raccogliere fondi utili per svolgere le attività benefiche. Un rapporto del quotidiano britannico ha scoperto che all'interno di questa piattaforma benefica vi sono anche gruppi che diffondono contenuti "no vax" come National Vaccine Information Center (NVIC), Age of Autism, Learn the Risk e Physicians for Informed Consent. Al momento, come sostiene il Guardian, non si sa se e quanto la piattaforma sia stata in grado di generare in termini di donazioni, ma si sa comunque che la NVIC, la più grande tra le quattro, ha ricevuto oltre 1 milione di dollari di donazioni lo scorso anno.

Queste quattro associazioni sono note per il fatto di aver diffuso idee molto pericolose verso i vaccini, sono quelle che hanno diffuso l'idea che il vaccino provochi l'autismo, tesi ormai sfatata dalla scienza e da autorevoli personalità del mondo della medicina mondiale. Il rapporto del The Guardian ha scoperto anche che ci sono delle persone, definite "influencer", che raccolgono fondi per queste associazioni anche attraverso la piattaforma di Influencer Marketing di Amazon.

Di fronte al report del The Guardian, Amazon ha fatto sapere, attraverso un suo portavoce, che la selezione delle associazioni che possono accedere ad Amazon Smile "è molto scrupolosa, non sono di certo accettate quelle che incoraggiano o promuovono l'intolleranza, l'odio, il terrorismo, la violenza, il riciclaggio di denaro sporco o altre attività illegali". Resta il fatto però che la società di Bezos non offre molti chiarimenti rispetto a quanto scoperto dal quotidiano britannico. Di recente anche Facebook e YouTube sono state accusate di diffondere temi "no-vax".

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