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Amazon è responsabile per i prodotti difettosi venduti sul suo sito: la decisione del tribunale

La sentenza negli Stati Uniti ha stabilito che il colosso dell’ecommerce è responsabile dell’integrità e della sicurezza dei prodotti venduti sul suo portale, anche quando il rivenditore è un’azienda terza. Amazon ha annunciato che ricorrerà in appello, ma le osservazioni del giudice potrebbero innescare un dibattito anche altrove.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Se un prodotto venduto su Amazon è difettoso e provoca danni all'acquirente, ne risponderà Amazon anche se il venditore non è la multinazionale: è la sentenza emessa dalla corte d'appello della California e che è destinata a far discutere, perché per la prima volta stabilisce che il colosso di Jeff Bezos è responsabile dell'integrità e della sicurezza della merce venduta anche dai soggetti terzi — purché ovviamente sia stata acquistata attraverso il noto portale di ecommerce.

La denuncia negli Stati Uniti

La vicenda che ha portato alla sentenza di queste ore è quella di una donna statunitense che ha denunciato Amazon per i danni subiti da una batteria per laptop difettosa acquistata sul portale. Per via di un difetto tecnico l'accessorio è esploso improvvisamente provocando alla donna delle ustioni di terzo grado, ma la relativa domanda di risarcimento era stata inizialmente respinta sulla base del fatto che il prodotto non è stato venduto da Amazon, ma da un rivenditore esterno che si è appoggiato al servizio di ecommerce. Stando alla sentenza della corte d'appello però, in questo genere di transazioni il gruppo non assume una semplice posizione di facilitatore tra venditore e acquirente, ma ricopre un ruolo attivo.

Le ragioni del tribunale

Nella fattispecie il prodotto difettoso — ha fatto notare la corte — è stato trovato attraverso il portale Amazon; era stoccato nei magazzini Amazon; è stato acquistato attraverso un sistema di pagamenti che fa capo ad Amazon e per il quale il gruppo ha percepito una commissione, ed è stato spedito da Amazon alla cliente in un pacco con il logo di Amazon. Da tutte queste attività la multinazionale ricava profitto e anche per questo, a differenza di altri servizi di ecommerce, Amazon per il giudice è da considerarsi parte integrante del processo di vendita del prodotto.

L'intervento costante di un brand riconosciuto come Amazon nelle numerose fasi della vendita di questi prodotti inoltre — ha aggiunto il giudice — contribuisce a far percepire i prodotti venduti sul portale come sicuri, motivo in più per cui l'azienda dovrebbe assumersi la responsabilità sia di eventuali malfunzionamenti che dei danni che questi malfunzionamenti possono causare.

La reazione di Amazon

Amazon ha già avuto modo di commentare la sentenza ritenendola ingiusta e annunciando che ricorrerà in appello: per il gruppo la decisione va contro la legge in vigore in California e nel resto del Paese, che esonera da responsabilità i fornitori di servizi di questo tipo per i prodotti di terze parti. La causa è dunque destinata a proseguire ma le osservazioni della corte d'appello della California potrebbero innescare un dibattito anche altrove, proprio perché ampliano il concetto di venditore estendendolo a un soggetto che materialmente non vende alcunché, ma fa comunque parte integrante del processo di vendita.

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