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Anonymous vuole attaccare e distruggere Facebook

In rete diffusa la notizia di un possibile attacco al social network più famoso del mondo da parte degli hacktivist di Anonymous, che già hanno messo a segno con successo più di 20 operazioni nel passato. Ma c’è chi sostiene sia un fake.
A cura di Vito Lopriore
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Il gruppo hacktivist di Anonymous, attraverso un video pubblicato su YouTube e poi rimosso e alcuni comunicati diffusi in rete, ha dichiarato di voler attaccare il social network più famoso del mondo nell’operazione chiamata Op Facebook, che ha già un account e un hashtag diffuso su Twitter. La comunità di cybernauti anonimi che si organizzano grazie ai meccanismi della rete e che sono odiati da molti governi, adesso rischia di mettere in difficoltà anche il social media di Zuckerberg, hanno comunicato “Facebook, hai cominciato a censurare i nostri account senza motivo. E’ arrivato il momento di smettere. Questo è il vero AnonOp (Operazione Anonymous) che metterà fine alla censura su Facebook. Tutte le altre operazioni hanno avuto il loro tempo, questo è quello che verrà. Prepararsi per la battaglia Facebook”.

I motivi sono i seguenti: Facebook è accusato di non rispettare la privacy degli utenti, le informazioni che essi mettono in rete tramite il social media rimangono di proprietà dello stesso e vengono venduti a organizzazioni e enti governartivi di tutto il mondo a loro insaputa, anche a quei regimi autoritari come l’Egitto prima della rivoluzione e la Siria, che sono state al centro del dibattito e della riprovazione proprio di quei gruppi che si battono per la libertà e per la libera circolazione delle informazioni. In ogni caso, anche se molte delle AnonOp, una ventina circa, sono andate a segno, è molto difficile mettere in difficoltà un social network così diffuso, infatti Zuckerberg all’ultimo Facebook Product Announcement ha dichiarato che ci sono più di 700 milioni di utenti, visto che i data center sono già progettati per permettere un’elevatissima mole di accessi in svariati punti del globo. Ciò metterebbe in difficoltà il classico attacco chiamato Denial of Service, attivato con migliaia accessi in simultanea contro i server del sito da far andare in crash, o da cui derubare informazioni, come nell'ultimo attacco informatico contro i siti del CNAIPIC, il Centro nazionale anticrimine informatico italiano.

Anche Anonymous si è fatto dei nemici visto che il nuovo social network, AnonPlus, nato per dare un sostegno di idee e servizi informatici a chi ne avesse bisogno e si riconoscesse negli ideali del gruppo, è stato attaccato e i pirati informatici hanno dovuto subitanemente reindizzarlo verso un altro DNS.

L’attacco a Facebook è un fake?

Questa volta è stata resa nota anche la data, il 5 Novembre prossimo, notizia che ha fatto dubitare alcuni sulla veridicità delle future intenzioni del gruppo: sui profili Twitter ufficiali non se ne parla e nemmeno sui siti e blog dove di solito vengono rese pubbliche le informazioni sulle attività. C’è una pagina Facebook dedicata all’avento e una piattaforma digitale, PiratePad, dove è stata aperta una discussione, dedicata a chiunque volesse partecipare, per organizzare l’attacco al sito. Anche se negli ultimi giorni alcuni utenti su Twitter hanno scritto di non demordere perché, secondo alcune fonti, #OpFacebook è ancora in vigore e si stanno raccogliendo materiali per l’operazione, invitando tutti a rimanere aggiornati:

Anonymous-dichiara-l-attacco-a-Facebook

Che sia vero o meno, #OpFacebook sta diventando davvero un trend e sta mettendo al centro dell’attenzione proprio i temi della privacy dei dati degli utenti che non devono mai tenersi fuori dal controllo degli stessi cittadini. Anche se sulla pagina Twitter di AnonOps ci sono stati messaggi contrastanti, molti utenti dicono che l’operazione Facebook si farà e invitano ad andare avanti; non è detto che il tasso di gradimento del social network sia sempre alto tra gli users in un momento in cui BigG ha presentato Google Plus. Anche se un attacco hacker non viene mai annunciato, il potere simbolico di Facebook e i problemi che Anonymous ha proprio con questi social generalisti, che invece non gradiscono profili non riconducibili a una persona, un’azienda o un’organizzazione, potrebbe aver spinto gli organizzatori a cercare più appoggio esterno, anche da chi generalmente non partecipa alle attività del gruppo, sia sotto l’aspetto tecnico che su quello dei contenuti.

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