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Covid 19

App Immuni e privacy: il documento del garante che risponde alle domande dei cittadini

Dopo aver raccolto tutte le domande poste più frequentemente dai cittadini sull’app Immuni, il garante per la privacy ha risposto ai quesiti con un documento pubblicato sul suo sito dove viene spiegato ulteriormente che l’app non è obbligatoria e che le regioni non possono obbligare i cittadini a installarla.
A cura di Lorenzo Longhitano
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L'app Immuni per tracciare tempestivamente i contatti dei nuovi positivi a Covid-19 non sta andando bene come previsto, principalmente perché il numero delle installazioni — dopo un inizio promettente — sembra aver subito una frenata. La riluttanza nello scaricare Immuni da parte dei cittadini sembra riflettersi almeno in parte nelle domande frequenti sull'utilizzo dell'app che sono state poste per giorni al garante nazionale della privacy, e alle quali quest'ultimo ha deciso di rispondere con un documento ad hoc.

La risposta breve a queste domande è molto semplice: l'app non è obbligatoria da installare e non ottiene dati sensibili — non conosce cioè la posizione gps dei telefoni né il nome e il cognome di chi la usa. Con le poche informazioni che ottiene, Immuni può solo inviare le cosiddette notifiche di esposizione a chi rischia di aver contratto il virus.

Le risposte del garante su Immuni

Il garante apre il documento specificando che l'app Immuni soddisfa tutte le caratteristiche di trasparenza e sicurezza dei dati che le erano richieste — come era già stato osservato al lancio. Dopodiché precisa che chi non desidera installare il software non può subire conseguenze negative di alcun tipo, né rappresentare il presupposto "per l'esercizio di diritti o per usufruire di determinati servizi o beni": il governo non può insomma promuovere l'utilizzo attraverso attraverso deterrenti o incentivi; lo stesso vale per le regioni, che non possono negare l'ingesso a chi desidera non installare l'app Immuni o qualunque altra alternativa.

Tutto su coronavirus e privacy

Non solo: le faq complete riguardano il contesto molto più ampio della gestione dei dati dei cittadini nel corso dell'emergenza sanitaria, e sono divisi in più sezioni. La più generica riguarda il trattamento dati nel contesto sanitario, e risponde a domande su ciò che è lecito avvenga in ospedali e ambulatori in termini di richiesta e gestione dei dati sensibili dei pazienti. Una seconda sezione prende in esame ciò che possono e non possono fare gli enti locali, come regioni e comuni, con dati come quelli relativi ai beneficiari dei buoni spesa, delle identità dei nuovi positivi, e molto altro.

Gli obblighi di scuola e aziende

Un'intera sezione chiarisce quali siano gli obblighi i diritti e i divieti che le aziende devono rispettare in materia di gestione dei dati sensibili dei dipendenti nell'emergenza Covid-19. Un capitolo dedicato alla scuola risponde alle domande più frequenti su temi come i consensi da fornire per la didattica a distanza, le riunioni tra i docenti e la comunicazione delle identità dei positivi al coronavirus tra gli alunni. Una sezione finale fornisce chiarimenti a coloro che prendono parte a sperimentazioni cliniche e ricerche mediche nell'ambito dell'emergenza sanitaria.

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