video suggerito
video suggerito

Apple, guerra con Samsung per colpire Google e dominare il mondo?

Quella che all’apparenza sembra essere “solo” una guerra di brevetti potrebbe nascondere il tentativo di Cupertino di spaccare l’alleanza tra Android e il gigante sudcoreano, l’unica in grado di tenergli testa nel settore mobile.
A cura di Angelo Marra
6 CONDIVISIONI
apple-guerra-con-samsung-per-colpire-google

Lo scontro tra Apple e Samsung potrebbe nascondere dietro molto di più di una semplice guerra di brevetti. Semplice per modo di dire, visto sia l'importo notevole della sanzione imposta al produttore sudcoreano dal tribunale (oltre 1 miliardo di dollari), sia le pesanti ripercussioni che la sentenza potrebbe avere sul mercato nel caso di conferma in appello. Se però la questione economica può essere risolta senza grandi difficoltà (solo nel 2011 Samsung ha fatturato oltre 145 miliardi di dollari) e quella sull'innovazione giocata su un maggiore impegno del produttore asiatico a realizzare design e tecnologie proprie, la conseguenza forse più pesante potrebbe essere una frattura tra Samsung e Android, l'unica partnership in grado di tenere testa nel settore mobile alla regina di Cupertino.

Un'ipotesi che potrebbe essere presa in considerazione anche da altri produttori, terrorizzati dalla possibilità di vedersi appioppare una sanzione simile e per questo stimolati a cercare altrove soluzioni che possano tenerli a distanza dai brevetti della Mela. Dopotutto funzioni incriminate come il pinch-to-zoom e gli altri brevetti su cui Apple ha avuto la meglio nella causa presso il tribunale della California sono ormai presenti su terminali di marche differenti, una condizione che potrebbe portare altri produttori sul banco degli imputati. Certo, nessuno si avvicina ai numeri risultati ottenuti da Samsung, l'unica – numeri alla mano – in grado di tenere testa ai vari iPad e iPhone, ma una guerra contro il "resto del mondo" sarebbe per Cupertino una battaglia inutile, anche perchè rischierebbe di prolungarsi a tal punto da rendere gli effetti delle sentenze ormai obsoleti.

Meglio "colpirne uno per educarne cento" con lo scopo ben preciso di isolare Google e il suo Android, spingendo i produttori magari tra le braccia della meno pericolosa Microsoft. Del resto Steve Jobs stesso aveva dichiarato più volte come avrebbe scatenato "una guerra termonucleare" contro il sistema operativo di Mountain View, da lui visto come un plagio a tutti gli effetti di iOS, e questa prima vittoria nello scontro (per ora non diretto) è stata vista da molti come un tributo alla memoria del fondatore di Apple.

In realtà la sentenza della corte californiana ha dimostrato anche come la questione dei brevetti negli Stati Uniti necessiti di una importante revisione delle sue logiche e del suo funzionamento. Apple ha motivato la sua guerra dei brevetti sostenendo di voler marcare la distinzione tra "chi crea e chi copia", una differenza che è però già nota a tutti. A prescindere dalla propria opinione sui prodotti della Mela, fan e detrattori sono concordi nel riconoscere ad Apple importanti primati, a partire dalla rivoluzione storica nel mondo della telefonia apportata dall'iPhone, finendo per il successo dell'iPad, il tablet più venduto di sempre. Così come è unanime il riconoscimento delle numerose tecnologie introdotte da Cupertino e del suo ampio studio sul design, due caratteristiche che hanno decretato il successo praticamente di ogni prodotto sfornato dall'azienda.

Quale altro riconoscimento quindi chiede il gigante guidato da Tim Cook? Non quello di aver innovato, bensì il diritto di essere l'unico e solo (salvo danarose concessioni) ad aver diritto ad utilizzare le sue scoperte e le sue invenzioni. Una posizione legittima e – vista la sentenza – supportata dall'impianto legislativo di molti paesi, ma che rischia di avere ripercussioni molto negative sui consumatori, la cui possibilità di scelta risulta drasticamente ridotta. Basti pensare ai danni enormi prodotti da Microsoft e dal suo trentennale monopolio mondiale del settore informatico, con i consumatori "obbligati" ad utilizzare Windows per poter aver accesso a determinati software o componenti hardware e con le piattaforma open source ridotte ingiustamente ad un utilizzo di nicchia. È altresì vero però che maggiori restrizioni e vincoli verso l'utilizzo di brevetti altrui potrebbero spingere le aziende ad investire maggiormente nell'innovazione interna e questo di sicuro rappresenterebbe un guadagno soprattutto per i consumatori, a cui verrebbero offerti terminali sempre più avanzati e moderni.

Come uscire da questo impasse? Come scongiurare il pericolo che la spinta all'innovazione e i diritti sulle tecnologie sviluppate possano portare a situazioni di monopolio e di controllo del mercato? Come ho detto prima, innanzitutto rivedendo le regole che amministrano i brevetti. Prendendo ad esempio il caso della querelle Apple-Samsung, è impensabile che Cupertino pretenda che i terminali dotati di pinch-to-zoom (tecnologia ormai presente su qualsiasi terminale Android, non solo Samsung) riconoscano all'azienda di Tim Cook una percentuale per ogni modello venduto o, peggio ancora, vengano ritirati dal mercato. Può apparire legittimo secondo le attuali regole di mercato, ma si tratterebbe di un danno enorme per il settore e per i consumatori. Una soluzione potrebbe essere quella di accorciare i tempi di esclusiva dei brevetti, dando la possibilità alle aziende che innovano di guadagnare in una prima fase sul proprio sviluppo (con sanzioni anche più pesanti per chi viola) e consentire poi a tutti i consumatori di fruirne in libertà. Si tratterebbe comunque di una modalità che tutelerebbe l'interesse dei produttori ad innovare e distinguersi ma al tempo stesso consentirebbe a tutto il mercato di godere dei benefici di tali innovazioni.

6 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views