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Attacco alla Sony, l’FBI rivela come si è risaliti alla Corea del Nord

Il direttore dell’FBI, James Comey, intervenendo al convegno “International Conference on Cyber Security”, presso la Fordham University di New York, ha rivelato altri dettagli importanti circa l’attacco hacker che ha colpito la Sony Pictures Entertainment.
A cura di Francesco Russo
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Il direttore dell'FBI, James Comey, parlando ieri al convegno "International Conference on Cyber Security", organizzato presso la Fordham University di New York, ha rivelato altri dettagli importanti circa l'attacco hacker che ha colpito la Sony Pictures Entertainment. Durante il pesante attacco sono stati portati via una grossa mole di documenti e messaggi interni, poi resi pubblici e diffusi sui social network. E proprio in relazione a questo ultimo punto, la Sony ha di recente minacciato Twitter di intraprendere azioni legali nel caso in cui non bloccasse gli utenti che appunto diffondono i contenuti dei messaggi (soprattutto email) violati. Senza dimenticare il furto della pellicola "The Interview", vero obiettivo dell'attacco. Il film racconta di che racconta la storia di due giornalisti reclutati dalla CIA per assassinare il leader nord coreano, Kim Jong Un.

Ma l'intervento di James Comey assume una certa importanza, soprattutto nell'ottica dell'amministrazione Obama che sin da subito ha individuato nella Corea del Nord come area geografica dalla quale sono partiti gli attacchi. E in relazione a questa convinzione, Comey rivela un dettaglio non da poco. E cioè che la motivazione per cui si ritiene che gli attacchi provengano dalla Corea del Nord è data proprio dagli hackers che hanno portato avanti gli attacchi. James Comey ha infatti rivelato che gli hackers hanno per errore inviato dei messaggi da un indirizzo IP che riporta proprio alla Corea del Nord. Gli hackers hanno cercato di utilizzare lo stratagemma di server proxy per mascherare i loro messaggi, allo scopo di confondere e far perdere le loro tracce. Ma a quanto pare così non è stato. "E' stato dunque un loro (si riferisce ai Guardiani della Pace, n.d.r.) errore", ha affermato James Comey", è chiaro che stessero cercando di agire in questo modo".

James Comey, Direttore FBI
James Comey, Direttore FBI

Nelle scorse settimane molto scetticismo si era annidato attorno all'operato dell'FBI, e di conseguenza attorno all'amministrazione Obama, al punto che molti esperti informatici hanno avviato e presentato una petizione alla Casa Bianca per chiedere maggiore trasparenza nell'operato dell'FBI. E ieri, rivolgendosi proprio agli scettici, Comey ha così commentato: "Queste persone non vedono i fatti che io ho. Non vedono ciò che io vedo". Il direttore dell'FBI ha rivelato anche che una squadra specifica ha lavorato sui profili comportamentali degli hackers e anche che si sta indagando ancora sul come questi siano riusciti ad entrare all'interno del sistema Sony. Comey ha comunque ribadito la forte somiglianza con altri malware individuati e utilizzati da altri hackers della Corea del Nord per attacchi verso banche della Corea del Sud.

Infine il direttore dell'FBI ha rivelato di aver esitato fino all'ultimo nel rivelare come i funzionari siano arrivati a queste conclusioni. E ha comunque messo in allarme, "perchè accadrà di nuovo e dobbiamo salvaguardare i nostri metodi e le nostre fonti".

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