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Aumentano i compensi per la copia privata (che colpirà anche smartphone e smartwatch)

Dopo alcuni mesi di discussione all’interno del Comitato Consultivo Permanente sul diritto d’autore, sembra essere pronta la bozza del decreto che il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, vorrebbe far approvare per estendere la “copia privata” anche su smartphone e smartwatch.
A cura di Francesco Russo
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smartwatch copia privata

Dopo alcuni mesi di discussione all'interno del Comitato Consultivo Permanente sul diritto d'autore, sembra essere pronta la bozza del decreto che il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, Dario Franceschini, vorrebbe far approvare per estendere la "copia privata" anche su smartphone e smartwatch. Un provvedimento che, se confermato, suona come anacronistico per il fatto che, nell'era dello streaming, nessuno più pensa a fare una copia di un'opera. Ancora meno da uno smartphone o da uno smartwatch, cosa che risulta davvero poco comprensibile. Di certo c'è che il governo non solo vuole mantenere la copia privata, ma vuole innalzare le tariffe, in modo da poter contare su un gettito di circa 120-130 milioni di euro. L'aumento della copia privata riguarderà soprattutto i modelli di smartphone da 32 GB di spazio in su: fino a 64 GB si pagheranno 5,6 euro; oltre i 128 GB 6,9 euro. E sugli smartwatch fino a 5,6 euro, per i modelli superiori a 32 GB.

Ha ancora senso la copia privata nell'era dello streaming on demand, Netflix e simili per intenderci? Una risposta immediata potrebbe essere "certo che no", ma, volendo essere più razionali, se proprio deve esistere è giusto che abbia delle tariffe più basse di quelle attuali. E invece, nessuna delle due risposte sembrerebbe essere esatta, perché il governo, nella figura del ministro competente che è Dario Franceschini, Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, non solo è intenzionata a confermarla, ma vuole anche aumentarla ed estenderla a smartphone, smartwatch e activity tracker. Quindi, verso qualsiasi dispositivo dotato di spazio di memoria.

Una decisione, quest'ultima, non molto comprensibile anche perché si fa fatica a pensare di fare la copia di un'opera da uno smartphone, e men che meno da uno smartwatch. Ma il governo non vuole lasciarsi sfuggire l'occasione di arrivare ad un gettito di circa 120-130 milioni di euro.

Ad essere più colpiti, stando alla bozza del decreto, saranno gli smartphone/tablet con una memoria superiore ai 32 GB, infatti fino a 64 GB s pagherà 5,6 euro; poi da 64 fino a 128 GB si pagherà 6,30 euro; oltre 128 GB si pagherà 6,90 euro. Per tutti i modelli sotto i 32 GB restano le cifre attuali.

Cos'è la copia privata

Per essere più chiari, ogni qual volta si acquista un dispositivo, fisso o mobile, dotato di spazio di memoria, come smartphone, computer, tablet, schede di memoria, chiavette USB, hard disk, computer, compreso nel prezzo del dispositivo compare una voce "copia privata". Si tratta di un compenso che il consumatore versa alla SIAE con cui la stessa, a sua volta, ricompensa tutti coloro che esercitano il diritto d'autore. In breve, viene pagata anticipatamente l'eventualità di effettuare la copia di un'opera in proprio possesso – non si parla quindi di pirateria – su un supporto di memoria. Come quando copiavamo un'audiocassetta su un CD.

Dopo alcuni mesi di discussone, il Comitato Consultivo Permanente sul diritto d'autore, nominato dal precedente governo, ha "suggerito" al ministro Franceschini di elevare le tariffe che riguardano sopratutto gli smartphone e gli smartwatch.

Su dispositivi wearable e smartwatch le tariffe sarebbero queste:

  • fino a 4 GB si pagherà 2,20 euro;
  • da 4 fino a 8 GB si pagherà 3,20 euro;
  • da 8 fino a 16 GB si pagherà 4,10 euro;
  • da 16 fino a 32 GB si pagherà 4,90 euro;
  • oltre 32 GB si pagherà 5.60 euro.

La bozza che del decreto il ministro Franceschni s appresta a varare non è piaciuta nemmeno ad Anitec-Assinform (l'Associazione delle imprese ICT di Confindustria): "È una proposta di decreto che probabilmente finirà con penalizzare l'innovazione e che va in contrasto alle abitudini dei consumatori che non ricorrono più alla copia privata per fruire dei contenuti audiovisivi" ha dichiarato Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform.

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