Autisti e rider equiparati a dipendenti: Uber contesta la nuova legge in USA
Nelle scorse ore in California è stata approvata una legge che equipara i rider, gli autisti e gli altri lavoratori della gig economy a veri e propri dipendenti legati alle aziende che ne impiegano i servizi. Il cambiamento costringerà le società toccate dal provvedimento a corrispondere contributi e assicurare tutele a una platea di lavoratori che finora era rimasta tagliata fuori da questo tipo di garanzie, ma allo stesso tempo ha già incontrato la contrarietà di soggetti come Uber. A poche ore dall'approvazione del provvedimento, il responsabile dell'ufficio legale del colosso del ride hailing statunitense Tony West ha infatti fatto sapere che la società non ha intenzione di applicare la legge che dovrebbe entrare in vigore a partire dal 2020.
Le obiezioni di Uber
Uber era stata tra le prime aziende a manifestare perplessità sul provvedimento, affermando che avrebbe danneggiato gli autisti desiderosi di rimanere indipendenti dal punto di vista degli orari di lavoro oppure di operare su più di una piattaforma contemporaneamente. La posizione presa in queste ultime ore entra ulteriormente nel merito della legge, che regolamenta tutte le aziende i cui lavoratori impiegati esternamente ricoprono in realtà un ruolo fondamentale nelle attività dell'azienda. Il punto di Uber è proprio questo: gli autisti non avrebbero un ruolo fondamentale nelle sue attività, perché l'attività primaria di Uber non sarebbe fornire corse, bensì una piattaforma digitale per mettere in contatto chi vende e chi cerca un servizio – dalla ricerca di un veicolo con conducente alla consegna di cibo.
Pronti all'opposizione
Per questi motivi Uber ha anticipato che continuerà a classificare come indipendenti i propri driver, anche dopo la scadenza del 1 gennaio 2020 che vedrà il provvedimento entrare in vigore. L'azienda in realtà si è dichiarata aperta al confronto con i legislatori californiani e alla possibilità di ampliare le tutele riservate ai propri autisti, ma ha anche affermato di essere pronta a combattere nelle aule di tribunale pur di proseguire sui propri passi nel caso non si riuscisse a giungere a un accordo.