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Banda Larga più veloce, ma italiani penultimi in Europa: 4 su 10 non hanno mai usato internet

La relazione annuale dell’AgCom ha chiaramente messo in evidenza il fatto che gli italiani sono al penultimo post nella classifica europea per l’utilizzo di Internet. Nonostante la copertura nazionale con reti a banda ultralarga faccia un deciso balzo in avanti nel 2016, dal 41% delle unità abitative nel 2015 al 72% lo scorso anno.
A cura di Francesco Russo
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La relazione annuale dell'AgCom (Autorità Garante delle Comunicazioni) ha chiaramente messo in evidenza il fatto che gli italiani sono al penultimo posto nella classifica europea per l'utilizzo di Internet. Un dato che sorprende, anche in relazione al fatto che nel corso dell'ultimo anno la percentuale della popolazione che usa il web è cresciuta del 3 percento, arrivando al 60 percento. 4 italiani su 10, quindi, non hanno mai usato Internet. Dalla fotografia scattata da AgCom agli italiani viene fuori che: usano meno internet per fare acquisti e accedere a servizi bancari, al di sotto della media europea; usano i social network, questo dato nella media europea; consumano contenuto digitale, come video e musica, al di sopra della media europea.

Il dato che emerge dalla relazione annuale di AgCom sorprende anche se visto in relazione agli sforzi fatti per dotare il paese di una banda larga, anche di una banda ultralarga, che permettesse agli italiani di navigare più velocemente. Basti pensare che la copertura nazionale con reti a banda ultralarga fa un deciso balzo in avanti nel 2016, dal 41 percento delle unità abitative nel 2015 al 72 percento lo scorso anno, consentendo all'Italia un sostanziale avvicinamento agli obiettivi dell'Agenda Digitale Europea. Va anche detto, come ha precisato lo stesso presidente di AgCom, Angelo Cardani, che il divario con gli altri paesi europei comunque resta. La percentuale di popolazione abbonata a reti a banda ultralarga passa dal 5 percento nel 2015 al 12 percento nel 2016, anche se l'Italia resta al 25esimo posto della classifica europea e ben al di sotto del valore medio di utilizzazione che nella media Ue è del 37 percento. Altro elemento sottolineato da Cardani è che "allo sviluppo delle reti non sempre corrisponde una maggiore penetrazione (come nel caso del Sud e della Sicilia), a dimostrazione di altre difficoltà nella diffusione dei servizi, tra cui (ma non solo) la capacità di spesa. La situazione di realizzazione si presenta più grave nelle aree rurali".

Sotto la lente Agcom anche le fake news, un fenomeno "di estrema gravità è la diffusione voluminosa, istantanea e incontrollata di notizie deliberatamente falsificate o manipolate", spiega l'Autorità. Cardani, nella Relazione al Parlamento, si schiera a favore di "un intervento normativo" e contro l'autoregolamentazione dei colossi web, che promettono "di sviluppare algoritmi per rimuovere le informazioni false e virali", ma sono anche i principali ‘utilizzatori' gratuiti.

Agcom nella relazione rileva poi che Google e Facebook insieme "detengono ben oltre il 50 percento dei ricavi netti da pubblicità online", che complessivamente per il 2016 si attestano su un valore stimato pari a 1,9 miliardi di euro. La ripartizione degli investimenti in pubblicità online per device a livello mondiale negli ultimi cinque anni – segnala l'Autorità – indica una crescita della spesa riferibile agli apparecchi mobili, rispetto alla pubblicità veicolata attraverso desktop, che è passata dal 25 percento nel 2014 al 42 percento nel dato previsionale per il 2016.

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