Il decreto per aiutare a portare la banda ultralarga in tutta Italia forse non si farà mai. La proposta è stata bloccata dal premier Renzi, che non sarebbe più intenzionato a volerla presentare al Consiglio dei Ministri a causa di alcuni problemi forse non risolvibili. Il decreto prevedeva un fondo da 6,6 miliardi di euro – dei quali ne sono già stati assegnati solo 2 – da utilizzare per lo sviluppo dell'infrastruttura della banda ultralarga nel paese. 3 miliardi di euro sarebbero destinati agli operatori intenzionati a creare reti fino a 100 Megabit, mentre 1,4 miliardi di euro dovevano tramutarsi voucher grazie ai quali incentivare il passaggio degli utenti dall'ADSL alla banda ultralarga.
Il testo – già completo e passato al vaglio del ministero dell'Economia e delle Finanze – sarebbe stato bloccato da Renzi a causa di gravi problematiche che forse lo renderanno impresentabile. Tra queste il fatto che alcune norme non necessitato di un decreto per essere attuate e che molte rischiano di essere bocciate dall'Europa. "L'ultima versione del decreto, a quanto risulta, comunque rimandava a una delibera Cipe per l'assegnazione dei 4,6 miliardi. E allora tanto vale fare direttamente la delibera Cipe, come sarà appunto fatto" hanno spiegato fonti vicini al ministero dello Sviluppo economico "nell'ultima versione, inoltre, il ministero dell'Economia e delle Finanze aveva espunto gli incentivi fiscali, per grossi problemi di copertura finanziaria, togliendo ulteriore ragion d'essere al decreto".
Il problema a livello europeo, invece, potrebbe essere costituito dagli incentivi offerti agli operatori che già si stanno muovendo per offrire i 100 Megabit garantiti con le reti in fibra già esistenti. In questo caso Bruxelles potrebbe considerare questa manovra come una distorsione del mercato. Nessun problema, invece, per i fondi previsti dal governo per la creazione di una rete in grado di portare i 30 o i 100 Megabit nelle case in cui gli operatori non vogliono posare la fibra. In questo scenario il rischio è che l'Europa ci bocci tra 4-6 mesi, peraltro aprendo a possibili azioni legali da parte degli operatori che stanno investendo nella nuova infrastruttura. Ora resta da capire se il decreto sarà riscritto o cancellato definitivamente, facendo poi passare le normative con altri strumenti e attendendo il via libera dall'Europa.