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Covid 19

Bill Gates aveva predetto l’epidemia di coronavirus

In un episodio di un documentario registrato pochi mesi fa, il fondatore di Microsoft aveva parlato della possibile nascita di una pandemia a partire da condizioni simili a quelle che potrebbero effettivamente aver dato vita al coronavirus che si sta diffondendo in queste settimane in tutto il mondo.
A cura di Redazione Tech
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L'epidemia causata dal nuovo coronavirus emerso a Wuhan, in Cina, si è ormai diffusa quasi ovunque provocando il panico nelle popolazioni coinvolte o minacciate dalla malattia. I governi di ogni parte del mondo si sono messi in moto rapidamente rispondendo all'emergenza, ma avrebbero potuto farsi trovare più preparati; del resto la comparsa di una pandemia di origine animale non era del tutto imprevedibile, anzi: in un documentario apparso su Netflix a novembre, il noto filantropo e fondatore di Microsoft Bill Gates sembra proprio aver previsto l'arrivo di un virus dalle caratteristiche e dal comportamento simili a quelli del nuovo coronavirus.

In questi giorni in cui la pandemia sta causando preoccupazione e alcuni allarmismi ingiustificati sono stati in molti a far notare la coincidenza all'interno della serie In poche parole, realizzata da Vox Media per Netflix. Nella serie vengono in effetti affrontati diversi temi – tra i quali quello di una "prossima pandemia" – e nei 20 minuti dell'episodio in questione si parla della possibilità che una nuova malattia nasca proprio nel contesto dei wet market: i mercati dove vengono venduti pollame, pesci, mammiferi e altri generi di animali ancora in vita che sono finiti sotto i riflettori come possibili incubatori del nuovo coronavirus.

In questi ambienti volatili, bovini, topi, serpenti e altri animali vivono e muoiono a strettissimo contatto; le loro carcasse appena macellate vengono stipate una sull'altra dando a eventuali virus che li contaminano un'opportunità unica per ibridarsi tra loro, molto più alta rispetto a quanto in natura sarebbe normalmente possibile. In questo ambiente le mutazioni dei virus sono più probabili, e tra queste mutazioni non mancano quelle che potrebbero rendere i microorganismi compatibili con i mammiferi, umani inclusi. Ebbene l'ambiente descritto è molto simile al mercato del pesce dove secondo alcune ipotesi potrebbe essere nato – o quantomeno potrebbe essersi diffuso inizialmente – il virus.

La similitudine tra lo scenario prospettato e quello verificatosi effettivamente poche mesi dopo la registrazione del documentario di Netflix è impressionante, ma in realtà è da anni che l'ex numero uno di Microsoft (e con lui epidemiologi e virologi in tutto il mondo) tenta di mettere in guardia il pubblico sui rischi connessi alla diffusione di una nuova pandemia. Fortunatamente – anche se nel suo intervento Gates parla di quattro o cinque anni necessari a sviluppare un vaccino per una eventuale malattia mai vista prima – la somiglianza del nuovo coronavirus ad altri microrganismi già affrontati farà probabilmente in modo che il farmaco sia pronto in meno tempo.

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