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Blizzard ha sospeso altri tre giocatori che hanno sostenuto i manifestanti di Hong Kong

La decisione arriva pochi giorni dopo un altro caso che aveva già provocato il malcontento di numerosi giocatori della comunità. Le motivazioni alla base del provvedimento sono le stesse, esattamente come la pena inflitta: una squalifica che terrà i giocatori lontani dalle competizioni ufficiali per sei mesi.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Soltanto pochi giorni fa Blizzard aveva sospeso un giocatore professionale di Hearthstone per aver espresso opinioni a supporto del manifestanti di Hong Kong: la decisione ha provocato a sua volta un malcontento generale da parte degli altri giocatori ed è stata parzialmente revocata, ma in queste ultime ore la società ha dimostrato di non aver fatto del tutto tesoro di quanto accaduto. Stando a quanto riportato da Vice Games, Blizzard ha infatti bandito dalle competizioni altri tre giocatori del popolare titolo per una motivazione simile: aver mostrato un cartello di sostegno ai protestanti nel corso di un torneo ufficiale.

Inizialmente i giocatori sono stati semplicemente sospesi senza ricevere alcuna comunicazione dalla società, che è arrivata soltanto con diverse ore di ritardo. Stando all'email ripubblicata da uno dei membri del team di Hearthstone colpito dal provvedimento, quest'ultimo avrebbe mancato di sportività e professionalità in quanto, secondo il regolamento, "i partecipanti ai tornei non possono comportarsi in modo offensivo, ingiurioso, derisorio nei confronti di gestori o partecipanti al torneo, né essere causa di distrazione o incitare altri a comportarsi in tal modo".

La chiave della vicenda sta nel contenuto del cartello mostrato, che recita "Hong Kong libera, boicotta Blizzard" e che è valso agli autori una squalifica di 6 mesi dalle competizioni ufficiali, organizzate direttamente da Blizzard o da aziende terze; si tratta della stessa punizione inflitta pochi giorni fa a Chung “Blitzchung” Ng Wai, l'altro giocatore professionista che aveva manifestato la propria posizione anti cinese durante una gara. Stando a Blizzard però la Cina non c'entra: nel corso della vicenda dei giorni scorsi la società del resto era già stata molto chiara sul fatto che i suoi rapporti con il Paese asiatico non avessero a che vedere con le decisioni prese. A sostenerlo era sceso in campo perfino il presidente del gruppo, senza risultare però troppo convincente nei confronti della comunità di giocatori.

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