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Bloccati i sindaci no-5G: non possono fermare l’installazione delle antenne

L’articolo 38 del decreto Semplificazioni toglie agli amministratori locali il potere di agire sull’installazione delle antenne e sui limiti di esposizione ai campi elettrici fissati dallo Stato. Nei mesi del lockdown il numero dei comuni contrari allo sviluppo della nuova tecnologia è aumentato vistosamente, ma ora le sperimentazioni possono proseguire.
A cura di Lorenzo Longhitano
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I sindaci che vogliono bloccare lo sviluppo del 5G nelle loro città sono stati a loro volta bloccati: lo ha affermato il Ministero dell'Innovazione facendo riferimento al testo contenuto nel decreto Semplificazioni, che all'articolo 38 afferma proprio che gli amministratori comunali non avranno il potere di fermare le sperimentazioni sulla nuova tecnologia di interconnessione cellulare che sono in programma in tutta Italia. La materia era diventata scottante in pochi mesi, a causa anche della pandemia di Coronavirus che ha gettato alcuni cittadini nel panico. Se nel 2019 i comuni contrari all'installazione di antenne 5G in Italia si contavano sulle dita di una mano, a luglio di quest'anno le amministrazioni comunali che hanno espresso posizioni no-5G hanno infatti superato quota 500.

Le ragioni delle parti in causa

Chi ostacola l'installazione delle antenne 5G ritiene che il campo elettromagnetico che sviluppano sia dannoso per la salute, con una incongruenza alla base del ragionamento: se fino a pochi mesi fa il timore di cittadini e sindaci era che le onde potessero causare neoplasie, con l'esplosione della pandemia si è diffusa la convinzione che possano invece favorire il propagarsi del contagio. La comunità scientifica internazionale ha già smentito entrambe le tesi con ricerche di ogni tipo e durata, ma la fake news continua ad esercitare una certa presa: su una parte dei cittadini, legittimamente preoccupata per la propria salute, e sui politici locali di diversi schieramenti. L'articolo 38 del decreto Semplificazioni toglierà a questi ultimi il potere di agire su eventuali promesse fatte per assecondare gli elettori e contro il parere degli esperti.

Cosa dice il testo del provvedimento

Nel testo si legge che "i comuni possono adottare un regolamento per assicurare il corretto insediamento urbanistico e territoriale degli impianti e minimizzare l'esposizione della popolazione ai campi elettromagnetici con riferimento a siti sensibili individuati in modo specifico", ovvero che i sindaci avranno comunque una certa discrezionalità per impedire che le antenne rovinino il paesaggio e si trovino troppo vicino ad aree troppo frequentate. D'altro canto non potranno essere introdotte "limitazioni alla localizzazione in aree generalizzate del territorio di stazioni radio base per reti di comunicazioni elettroniche di qualsiasi tipologia", né i comuni potranno "incidere, anche in via indiretta o mediante provvedimenti contingibili e urgenti, sui limiti di esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, sui valori di attenzione e sugli obiettivi di qualità, riservati allo Stato".

I limiti di esposizione ai quali fa riferimento l'articolo sono stati considerati sicuri dagli esperti e sono più stringenti rispetto a quelli imposti in altri Paesi, ma la decisione ha già provocato le prime reazioni dei sindaci che fino a oggi si sono schierati su posizioni no-5G. Le sperimentazioni sono dunque destinate a ripartire senza più ostacoli su tutto il territorio italiano, ma non senza una coda di polemiche che potrebbe non esaurirsi a breve.

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