Boom in Italia delle connessioni mobili, ha ancora senso investire nelle reti tradizionali?
Secondo gli ultimi dati forniti da AgCom nell'ultimo anno in Italia sono oltre 2 milioni le nuove sim che hanno effettuato traffico dati, con circa 800mila connessioni provenienti dalle tradizionali chiavette e 1,3 milioni legate a smartphone e tablet. Per essere il “fanalino di coda” in ogni classifica internazionale sulle connessioni, il nostro paese non sembra cavarsela male in termini di nuovi utenti sempre online da dispositivi mobili. Il tutto quando non sono ancora operative le nuove reti LTE, in grado di offrire una velocità di trasferimento dati da far impallidire le attuali connessioni domestiche, con la comodità della portabilità che da sola è un valore aggiunto di non poco conto. Insomma a breve saremo in grado di connetterci alla rete in maniera rapida e senza vincoli di location, anche alla luce del sempre più fiorente mercato dei tablet che sta mandando in soffitta i computer tradizionali e il nostro modo di fruire internet alla vecchia maniera. A questo punto però, una domanda nasce spontanea: ha senso il monumentale investimento da parte del Governo nello sviluppo delle reti tradizionali, quelle di terra per capirci, quando i privati hanno già da tempo avviato progetti di implementazioni delle reti mobili, più versatili e sempre più performanti? La domanda può far sorridere, soprattutto se pensiamo a quella inevitabile discrepanza che emerge quando confrontiamo le velocità promesse dai gestori mobili con gli annosi problemi di copertura e debolezza del segnale, dell'inaffidabilità, dei problemi legati ad esempio agli spostamenti e tutti gli altri difetti che le connessioni mobili hanno ancora, soprattutto se paragonate a quelle domestiche, attualmente più stabili.
RETI FISSE VS RETI MOBILI – Occorre però analizzare due punti molto importanti; il fattore tempo e la mobilità. Nel primo caso sia gli interventi messi in atto dai privati nel settore mobile che quelli nelle infrastrutture di terra programmati dall'esecutivo non si concludono certo nel giro di pochi mesi ma richiederanno anni per essere operativi, ciò significa che occorre ragionare in prospettiva e che nel giro di pochissimo tempo molti dei problemi legati all'affidabilità delle connessioni mobili potrebbero essere risolti rafforzando le reti tuttora operative. Ecco quindi entrare in scena il secondo fattore, la mobilità. Con le nuove reti mobili saremo in grado di connetterci fino a 100mbps (escludendo future innovazioni), una velocità che di certo appare sufficiente a soddisfare perlomeno l'utenza tradizionale e che ha dalla sua il valore aggiunto della portabilità. Con la fine dei computer tradizionali, ormai vaticinata anche dai più riottosi, e con la penetrazione della rete sempre più ampia in ogni aspetto della nostra vita, finisce anche l'era del consumo di internet legato ad un particolare luogo (come la postazione pc di casa), estendendosi in pratica ovunque. L'idea quindi sarebbe quella di congiungere gli sforzi di provider e Governo per dare priorità a quelle che sembrano le connessioni del futuro, ovvero le mobili, che invece risultano totalmente assenti dal Progetto Strategico messo in atto dal Ministro Passera in cui illustra i progetti dell'esecutivo in termini di reti. Naturalmente non si parla di abbandonare certo le connessioni tradizionali quanto piuttosto di cavalcare l'onda del successo ottenuto dagli interventi dei gestori privati (visto che nell'ultimo anno le utenze domestiche sono diminuite di oltre 500mila unità), mentre il Governo Monti sembra aver delegato a loro qualsiasi intervento in materia optando per gli interventi via terra. Voi cosa ne pensate?