Bradley Manning: la talpa di Wikileaks che ha fornito i documenti ad Assange
Questa non è “la storia di uno di noi” come canta Celentano ne “Il ragazzo della via Gluck”. Anzi è una storia davvero molto complicata. Il soldato ventitreenne Bradley Manning è accusato di aver scaricato decine di migliaia di documenti riservati mentre svolgeva il suo incarico di analista informatico in Iraq e di averli consegnati a WikiLeaks. Ed inoltre dal maggio dello scorso anno, nel carcere militare di massima sicurezza di Quantico, Virginia, è detenuto in isolamento per 23 ore al giorno, costretto a rimanere in mutande, privato delle lenti e degli occhiali da vista e costretto a rispondere frequentemente “sto bene” alle guardie che si informano sulle sue condizioni di salute. Intanto, la data per una prima udienza del processo non è stata ancora fissata, ma dovrebbe tenersi entro maggio o giugno. Ma rischia proprio grosso: se condannato, dovrà scontare fino a 52 anni di carcere.
Secondo quanto riportato da un portavoce dell’esercito statunitense il giovane Bradley, dopo aver installato un programma di data mining, si è connesso al network segreto interno del Pentagono, lo SiprNet e da esso sono stati sottratti i cable poi divulgati dal sito di Julian Assange, il fondatore di WikiLeaks.
E proprio l’installazione del programma di data mining potrebbe aggravare la posizione di Bradley Manning, perché in questo modo ai 22 capi di imputazione viene aggiunta l’accusa di premeditazione, in quanto questo specifico software, fondato su particolari algoritmi è in grado di estrarre una gran quantità di dati da immensi archivi ed è quindi utilizzato per ricerche ben mirate. Inoltre, sembrerebbe che Manning avrebbe fatto uso di tale programma ben due volte: tra l’11 febbraio e il 3 aprile 2010 ed intorno al quattro di maggio dello stesso anno, ed in quest’ultima data in cui è stato anche degradato da “specialist” a soldato di prima classe per una lite con un commilitone. Insomma il giovanissimo Manning è davvero in cattive acque.