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Cambiano i gruppi Facebook: l’iscrizione non serve e quel che scrivi può finire su Google

Sono alcuni dei risultati delle nuove politiche attuate da Facebook per i gruppi pubblici, mirate ad aumentare la partecipazione degli utenti in queste piazze virtuali che per il social sono fonte di attenzione e, dunque, di introiti. Le novità rischiano però di attirare troll e bot e sono controbilanciate da strumenti di moderazione che gli amministratori dovranno usare con perizia.
A cura di Lorenzo Longhitano
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facebook chip processore

A partire da oggi i gruppi Facebook pubblici cambieranno radicalmente, e il clima all'interno di quelli con poca moderazione potrebbe peggiorare in modo sensibile. È uno dei risultati delle nuove politiche attuate da Facebook a partire da oggi per i gruppi pubblici, mirate ad aumentare la partecipazione degli utenti in queste piazze virtuali che per il social sono fonte di attenzione e, dunque, di introiti. Da una parte infatti il social ha fornito agli amministratori coscienziosi dei nuovi strumenti per moderare le discussioni e impedire che si trasformino in focolai d'odio o disinformazione; dall'altra, ha abbattuto una serie di barriere che fino a oggi tenevano distinto quanto pubblicato nei gruppi dal resto del social e dalle influenze di potenziali troll.

L'iscrizione non è obbligatoria

Da ora in poi infatti per poter scrivere su un gruppo pubblico non sarà necessario essere iscritti; inoltre, richiedere il permesso prima di risultare iscritti a un gruppo non sarà più obbligatorio. Queste due novità insieme faranno in modo che qualunque utente di Facebook possa intervenire a gamba tesa su discussioni in corso in un gruppo di appassionati a un determinato argomento, facendo potenzialmente deragliare le conversazioni per il solo gusto di farlo. Per evitare questa eventualità Facebook ha concesso agli amministratori la possibilità di mantenere attive queste barriere, ma quelli di loro meno attenti alle dinamiche dei gruppi potrebbero semplicemente ignorarla.

Gli strumenti per gli amministratori

Tra i nuovi strumenti dati agli amministratori per scongiurare il caos nei gruppi ci sono anche algoritmi per la moderazione automatica che rimuovono in automatico i post controversi – cioè commentati da un numero eccessivo di persone preimpostabile o che hanno ricevuto un numero di segnalazioni troppo elevato. Altre misure automatizzate – come la verifica dell'anzianità dell'account Facebook – si possono utilizzare per tentare di tenere fuori dalla porta i bot creati ad arte per attacchi a base di spam o disinformazione. Anche in questo caso la qualità dell'esperienza che ne risulterà dipenderà dalla volontà degli amministratori di sfruttare gli strumenti messi loro a disposizione.

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Quel che dici può finire ovunque

Tra le altre novità che entrano definitivamente in azione con i cambiamenti apportati ai gruppi, ce ne sono alcune anticipate già mesi fa: prima tra tutte il fatto che i post caricati al loro interno inizieranno a sbucare anche altrove online. Quel che viene detto nei gruppu potrà essere riportato nelle schermate principali dell'app presso gli utenti che Facebook pensa possano essere interessati agli argomenti trattati nel gruppo in questione. I post potranno inoltre essere proposti in evidenza nella schermata di ricerca interna all'app, o perfino emergere come risultati di ricerca sul web. Ovviamente chi frequenta un gruppo pubblico dovrebbe già sapere che ciò che scrive in quel frangente è potenzialmente visibile da chiunque; d'altro canto un conto è doversi preoccupare di utenti Facebook che curiosano nella propria stessa piazza virtuale, e un altro è vedersi i propri interventi proiettati nel mezzo di una ricerca Google.

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