Il Garante della Privacy ha annunciato di aver aperto un'istruttoria su Change.org, il popolare sito per effettuare petizioni online. Le motivazioni sarebbero da ricercare nel trattamento dei dati da parte dell'azienda proprietaria del sito, Change.org Inc., che li utilizzerebbe per profilare gli utenti e li venderebbe ad aziende di terze parti. In questo modo Change.org può indirizzare le petizioni a pagamento verso quelli utenti che con molta probabilità finiranno per firmarle perché vicine agli argomenti che li hanno interessati in precedenza. Una procedura basata su un vero e proprio tariffario, come rivelato da L'Espresso, che propone ad organizzazioni e partiti una lista di contatti e indirizzi legati a papabili firmatari.
"L'intervento si è reso necessario" ha spiegato il Garante, "oltre che a seguito di un'analisi preliminare già effettuata dal garante sul sito, anche alla luce di notizie pubblicate sui media in merito alle specifiche modalità di trattamento dei dati personali, anche sensibili, degli utenti, che potrebbero essere usati per profilazione o ceduti". È proprio questo l'aspetto che l'azienda dovrà rendere più trasparente, spiegando in che modo acquisisce i dati degli utenti e quali sono gli utilizzi successivi di queste informazioni. Inoltre, il Garante dovrà assicurarsi che gli utenti siano ben informati nel momento in cui accettano questa modalità di trattamento dei dati.
Una mobilitazione giustificata anche dalla particolare tipologia di informazioni che vengono raccolte attraverso la firma delle petizioni che compaiono su Change.org e che spesso riguardano interessi personali come l'orientamento politico o il sostengo a cause sociali. Il Garante è particolarmente interessato anche al numero di utenti italiani del portale, la posizione dei server contenenti i dati – dovrebbero risiedere negli Stati Uniti – e i sistemi di sicurezza informatica incaricati di assicurarsi che le informazioni non vengano sottratte da malintenzionati.