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Chi nega il cambiamento climatico non avrà più ricavi pubblicitari su Google e YouTube

Google e YouTube hanno deciso di limitare la diffusione di fake news negazioniste colpendo gli interessi economici di chi le diffonde: a partire da oggi i video e i materiali online che propagano tesi che negano il cambiamento climatico non riceveranno più introiti legati alle inserzioni pubblicitarie che fino a oggi comparivano a margine di questi contenuti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Quella del cambiamento climatico è probabilmente la sfida più urgente e complessa che l'intera specie si troverà ad affrontare nei prossimi decenni, e tra gli aspetti più gravi al riguardo c'è il fatto stesso che questa verità non è ancora stata accettata dalla totalità della popolazione. Chi nega o sminuisce gli effetti delle attività umane per il proprio tornaconto personale rischia di ritardare ulteriormente una presa di coscienza collettiva che si sarebbe già dovuta verificare decenni fa; per questo motivo Google e YouTube hanno deciso di limitare la diffusione di fake news negazioniste colpendo proprio gli interessi economici di chi le diffonde: a partire da oggi i video e i materiali online che propagano tesi che negano il cambiamento climatico non riceveranno più introiti legati alle inserzioni pubblicitarie che fino a oggi comparivano a margine di questi contenuti.

Il lavoro degli algoritmi

L'annuncio risale a poche ore fa e le nuove regole anticipate entreranno in vigore da subito. Sia Google che YouTube utilizzeranno contemporaneamente sistemi basati sull'intelligenza artificiale e moderatori umani per identificare i video, e i contenuti editoriali – come blog e articoli – che negano l'esistenza del cambiamento climatico e il suo nesso con l'inquinamento e le attività dell'uomo sul pianeta. La casa di Mountain View ha assicurato che il materiale analizzato verrà preso in considerazione nel contesto adeguato: sarà ad esempio fatta differenza tra un video negazionista e una rassegna che parla di questi video per denunciarne i contenuti.

Negazionisti colpiti nel portafogli

Al di là di chi diffonde bufale negazioniste per convinzione personale, quello di sminuire il fenomeno del climate change è anche un business a sé stante, che regala notorietà e relativi introiti a chi diffonde fake news sul tema. Ecco spiegata la decisione di Google e YouTube, che non opereranno una censura diretta di questi materiali ma li lasceranno apparire sulla piattaforma di condivisione video e tra i risultati del motore di ricerca. Le due piattaforme proibiranno infatti solo gli annunci pubblicitari legati ai contenuti negazionisti, con la speranza di eliminare l'incentivo economico che spesso spinge chi li produce nelle proprie attività.

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