Come hanno fatto i TikToker a far fallire il comizio di Trump a Tulsa
Tra gli eventi politici più discussi delle scorse ore c'è sicuramente il comizio politico organizzato dallo staff di Donald Trump a Tulsa, negli Stati Uniti. Pensato per essere un colossale raduno di sostenitori del presidente, si è poi rivelato un flop da poche migliaia di partecipanti. Secondo la maggior parte delle ricostruzioni i responsabili sarebbero stati migliaia di utenti di TikTok e Twitter, che si sarebbero coordinati sulle due piattaforme per effettuare prenotazioni false senza poi presentarsi all'evento in questione, lasciando semivuoto il palazzetto preparato per il discorso di Trump.
In realtà il reale impatto dell'azione intrapresa dalla comunità di TikTok sul flop del comizio può sembrare difficile da valutare, perché molti dei video nei quali venivano date istruzioni per il boicottaggio sono stati poi cancellati dagli autori, per non lasciare tracce della propria azione e far mangiare la foglia agli organizzatori dell'evento.
Il contenuto delle clip
Alcune clip sono però online ancora oggi e danno un'idea abbastanza chiara di come gli utenti del social abbiano potuto organizzarsi nella loro operazione. In uno di questi video, un utente spiega passo passo tutto ciò che occorreva fare per inoltrare la propria iscrizione all'evento: dall'impostazione di un account di Google Voice per poter fornire un numero di telefono esistente da associare alla prenotazione all'impostazione di un'email da usare per ricevere la conferma dall'organizzazione.
I video virali
Il TikTok in questione è solo uno dei tanti che sono circolati in questi giorni, dura in tutto poco più di mezzo minuto ed è stato visualizzato più di 800.000 volte, mentre le altre clip dell'utente che l'ha girato totalizzano una media di circa 2.000 visualizzazioni l'una. Il video insomma è diventato virale, sia per gli hashtag correlati (alcuni di questi fanno riferimento al movimento Black Lives Matter) che ovviamente per il contenuto. Trattandosi di un messaggio relativamente semplice da condividere, in molti hanno potuto farlo proprio con le modalità tipiche di TikTok — dalla reinterpretazione alla presa in prestito dell'audio — e mostrarlo a loro volta ad altre migliaia di persone.
Una challenge silenziosa
Il meccanismo del resto è lo stesso che rende così popolari le challenge nate sulla piattaforma: quando gli algoritmi di TikTok si rendono conto che un contenuto esercita una certa attrattiva per una determinata categoria di utenti, lo mostrano con più probabilità tra quelli suggeriti; chi vi assiste si sente poi incoraggiato a confrontarcisi con un proprio video, portando avanti il tam tam virtuale. La mole di spettatori totali di queste clip è dunque inquantificabile, ma se anche solo una minima parte degli si fosse effettivamente adoperata in quanto suggerito dagli autori, si spiegherebbe senza problemi quanto avvenuto durante il comizio.
La spiegazione dello staff di Trump
In tutto ciò lo staff di Trump ha prontamente negato che le cose siano andate così, o meglio: ha ammesso il tentativo di attacco, ma ha anche tenuto a specificare che le false prenotazioni sono state scremate in tempo. Per i collaboratori del Presidente la mancanza di afflussi era dovuta invece a proteste al di fuori della location e ai timori dei partecipanti per la propria sicurezza, che avrebbero annullato all'ultimo le loro prenotazioni.