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Commissione UE: Spotify contribuisce ad abbattere la pirateria nella Musica

Una ricerca pubblicata dal Joint Research Centre della Commissione Europea, “Streaming Reaches Flood Stage: Does Spotify Stimulate or Depress Music Sales?”, dimostra che Spotify, uno dei servizi di musica in streaming più usato, contribuisce ad abbattere il fenomeno della pirateria nella musica.
A cura di Francesco Russo
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Una ricerca pubblicata dal Joint Research Centre della Commissione Europea, "Streaming Reaches Flood Stage: Does
Spotify Stimulate or Depress Music Sales?", dimostra che Spotify, uno dei servizi di musica in streaming più usato, contribuisce ad abbattere il fenomeno della pirateria nella musica. Un effetto che si verifica, secondo i ricercatori, in ogni paese in cui Spotify è disponibile. Altro dato rilevante è che Spotify riduce la possibilità di tracciare i download, ma le perdite che ne conseguono sopo poi annullate dalle licenze che Spotify paga alle etichette musicali.

Spotify nasce nell'ottobre del 2008 e sin dalla sua prima apparizione venne definito come un'alternativa proprio alla pirateria musicale. A distanza esattamente di 7 anni, questa definizione viene praticamente annullata propria dai dati rilevati dalla ricerca della Commissione Europea. Oggi il popolare servizio di musica in streaming conta 75 milioni di utenti, 20 milioni sono gli utenti che usano il servizio a pagamento.

Luis Aguiar e Joel Waldfogel, i ricercatori del Joint Research Centre, hanno esaminato file torrents relativi ad 8 mila artisti, nel periodo 2012/2013. Nella fase successiva, i ricercatori hanno incrociato i dati con quelli prelevati da Spotify. Il risultato è stato quello di verificare che l'uso Spotify "ha un chiaro effetto sulla pirateria". Il risultato è che per ogni 47 stream da Spotify "il numero di download illegali diminuisce di 1". Un dato che solo apparentemente potrebbe sembrare poco, ma se viene rapportato ai milioni di streaming che vengono effettuati al giorno da Spotify allora il dato appare davvero rilevante.

La ricerca poi rileva un altro risultato e cioè che ogni 137 stream da Spotify si riduce, sempre di uno, la tracciabilità delle singole vendite digitali. In pratica più persone ascoltano musica da Spotify e meno persone acquistano. I ricercatori da questo punto di vista però fanno notare che questa perdita viene comunque compensata dalle licenze, dai diritti d'autore che Spotify comunque paga. Quindi questa ricerca dimostrerebbe che Spotify non danneggia l'industria discografica. Un risultato che va contro quello che ha sempre sostenuto Taylor Swift, l'artista infatti non consente che la sua musica vengar distribuita da Spotify.

Una ricerca questa che comunque aiuta a rivalutare i servizi in streaming in generale. Ad esempio, Reed Hasting, CEO di Netflix, recentemente approdato anche nel nostro paese, nel mese di giugno ha dichiarato che la pirateria, o piuttosto la richiesta di un servizio di streaming più facile da ottenere, aveva contribuito al lancio e al successo di Netflix in Spagna.

Il risultato di questa ricerca della Commissione Europea avrà certamente effetti sul mondo dello streaming in generale, effetti positivi ovviamente.

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