“Coniare” i Bitcoin? I consumi sono come quelli del Marocco (e c’è chi li crea in auto)
È la più famosa criptovaluta al mondo, ma consuma come un macigno. I Bitcoin stanno letteralmente spopolando, ma c'è un aspetto che in molti casi non viene considerato, quello legato al dispendio di energia necessario perché i Bitcoin vengano coniati. Coniare i Bitcoin? Sì, perché tutti possono farlo. Come? Parafrasando un successo cinematografico degli ultimi decenni verrebbe da rispondere: è il mining, bellezza. Il mining, infatti, è una particolare procedura che consente di generare i Bitcoin attraverso più step, che necessitano di un requisito fondamentale: un computer dotato di una potenza al di sopra degli standard (oltre a una scheda grafica recente).
Potenza, in questo caso, è sinonimo di un'alta probabilità che l'operazione riesca con successo. Tanto che molte aziende di informatica hanno lanciato in commercio dei processori dedicati a questa complessa operazione. Il computer, per fare mining, deve rimanere acceso giorno e notte. La potenza necessaria, come si può facilmente intuire, ha un impatto più che elevato sul consumo di energia. Tant'è vero che l'ammontare della bolletta dell'energia elettrica, in molti casi, arriva a superare addirittura l'effettivo guadagno derivante dalla produzione dei Bitcoin.
I numeri raccolti da Digiconomist, poi, parlano chiaro: 29,86 TWh necessari, quasi il quindici percento dell'energia globale. Facendo una stima più concreta, se si trattasse di una nazione, i Bitcoin consumerebbero un'energia pari a quella del Marocco. Un aspetto interessante, che porta a fare i conti anche con il lato forse più oscuro della valuta virtuale più apprezzata al mondo. E i costi? Si parla di un "salasso" di 1,5 miliardi di dollari circa all'anno. Cifre e numeri che fanno riflettere.
Del resto, però, i Bitcoin continuano a portare avanti un piccolo grande primato. Tanto che c'è chi ha sfidato la propria fantasia per far fronte al problema economico – e non solo – dei consumi. Un esempio? La (folle) impresa messa a punto dal proprietario di una Tesla Model S, la cinque porte interamente elettrica di Tesla Motors. Il bagagliaio di quest'uomo è diventato uno "stabilimento" itinerante di Bitcoin. Il vantaggio? L'alimentazione. Se la "catena di montaggio" della moneta virtuale è nel bagagliaio dell'auto, non ci sarà alcun impatto sulla bolletta della corrente di casa. Il circuito interno della vettura garantirà una potenza adeguata. E periodicamente, l'auto verrà ricaricata in una delle tante stazioni Tesla Supercharger, che sono da sempre gratuite. La "botta" del costo energetico diventa così un ricordo del passato. Certo è che si tratti di una soluzione fai da te un po' "accampata", ma pur sempre vera.