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Contrordine, cercare i sintomi su Google potrebbe non essere dannoso

Allo studio hanno partecipato 5mila adulti ai quali è stato chiesto di valutare dei casi partendo da anamnesi e liste di sintomi, formulando poi una diagnosi in due occasioni differenti: prima di aver avuto accesso al web, e dopo aver effettuato tutte le ricerche desiderate online. Le differenze tra i due approcci sono state tutto sommato trascurabili.
A cura di Lorenzo Longhitano
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I motori di ricerca e in particolare Google vengono spesso utilizzati per trovare rimedi o informazioni su possibili sintomi e altre condizioni mediche. La pratica è sconsigliata universalmente, e chi soffre di qualunque tipo di disturbo farebbe meglio a consultare immediatamente il proprio medico, ma secondo uno studio pubblicato sul Journal of the American Medical Association cercare i sintomi di una malattia online non reca in sé eccessivi danni, ovvero non influenza particolarmente il parere che si può avere della situazione.

La ricerca è stata condotta dal dottor David Levine del Brigham and Women's Hospital di Boston, si intitola Assessment of Diagnosis and Triage in Validated Case Vignettes Among Nonphysicians Before and After Internet Search e si pone una domanda specifica: informarsi online alla ricerca dei sintomi di una malattia porta a una autodiagnosi migliore rispetto a una valutazione priva dell'aiuto di Internet?

Allo studio hanno partecipato 5.000 adulti ai quali è stato chiesto di valutare dei casi partendo da anamnesi e liste di sintomi, formulando una diagnosi in due occasioni differenti: prima di aver avuto accesso al web, e dopo aver effettuato tutte le ricerche desiderate online. I risultati ottenuti nel lavoro svolto sono stati valutati a loro volta da un team di 21 medici, e le differenze tra i due approcci sono state tutto sommato trascurabili: innanzitutto il numero delle diagnosi corrette è passato dal 49,8 al 54 percento del totale; la percentuale di persone che hanno cambiato opinione dopo aver cercato su Internet inoltre è risultata relativamente bassa, ovvero del 15 percento.

Lo studio ha un limite da non trascurare: la richiesta fatta ai partecipanti era infatti di valutare casi esterni, mentre la capacità di giudizio delle persone in questi casi risulta offuscata quando si tenta di fare autodiagnosi — ovvero si lavora su sintomi che colpiscono se stessi o i propri cari. Al netto di questo aspetto si può però finalmente dire che una ricerca online in fatto di salute non fa particolari danni, almeno rispetto al basarsi sulle proprie conoscenze pregresse: il consiglio per chi non si sente bene è sempre e comunque quello di affidarsi ai pareri e alle cure di un medico.

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