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Covid 19

Coronavirus, l’analisi dei gps degli italiani dice che ci siamo fermati (quasi) completamente

L’ha realizzata l’Università di Torino in collaborazione con l’azienda statunitense Cuebiq che ha fornito i dati sugli spostamenti di circa 170.000 smartphone nelle settimane che hanno seguito la notizia del paziente 1 di Codogno. Lo scopo è analizzare l’effetto dei provvedimenti presi per limitare la diffusione del contagio.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Il metodo più efficace per prevenire la diffusione del coronavirus è semplicemente stare in casa. Ormai sono tutti d'accordo al riguardo, e le disposizioni governative in merito sono chiare: occorre restare tra le quattro mura salvo motivazioni valide, e ancor di più vanno limitati gli spostamenti di comune in comune. Per capire però se le norme varate stanno effettivamente avendo un effetto sulla circolazione delle persone nel nostro Paese l'Università di Torino in collaborazione con l'azienda statunitense Cuebiq ha analizzato gli spostamenti di decine di migliaia di italiani in queste ultime settimane basandosi su dati incontrovertibili: la geolocalizzazione dei loro smartphone.

Come sono stati ottenuti i dati

Lo studio è stato pubblicato in questi giorni e prende in considerazione i dati di ben 170.000 smartphone riguardanti la posizione GPS, le reti WiFi agganciate, i segnalatori bluetooth nelle vicinanze e le reti cellulari agganciate. Si tratta di informazioni ottenute proprio da Cuebiq in modo trasparente (nelle app partner dell'azienda viene richiesto il consenso all'acquisizione) e poi rese anonime in modo che gli spostamenti di un singolo utente non possano essere ricostruiti e ricondotti alla sua identità. Quel che importava far emergere dalla ricerca infatti non era il movimento dei singoli, ma una mappa distribuita dei 170.000 utenti che hanno partecipato alla raccolta, che ha evidenziato come siano cambiate le nostre abitudini in pochi giorni.

Lo stop settimana per settimana

Nella settimana dal 22 al 28 febbraio hanno iniziato a viaggiare meno tutti gli abitanti del nord Italia, mentre tra Lodi e Cremona la riduzione negli spostamenti si è attestata da subito attorno al 30 percento. Dal 29 febbraio al 6 marzo la riuzione negli spostamenti ha iniziato a interessare l'intera Lombardia e l'Emilia Romagna, con particolare riferimento a Cremona, Parma, Piacenza e Bologna. La settimana del lockdown è stata chiaramente quella decisiva: in tutta Italia, nessuna provincia esclusa, la riduzione negli spostamenti degli abitanti è stata superiore al 50 percento.

Gli altri dati

Dallo studio emerge inoltre che il nostro raggio di spostamento medio si è ridotto, da un valore nazionale di 13 chilometri ad appena 7 — merito anche delle misure di smart working implementate da alcune aziende. Insieme il blocco degli spostamenti, il lavoro da casa e la chiusura degli spazi pubblici hanno contribuito a ridurre sensibilmente la probabilità di incrociare altri individui — dell'8 percento nella seconda settimana e di un ulteriore 19 percento dopo il lockdown. La provincia di Lodi è ai primi posti in tutte le rilevazioni per quel che riguarda la riduzione degli spostamenti dei suoi abitanti: considerato che in quell'area i contagi stanno sensibilmente diminuendo, la chiusura totale e l'osservanza delle disposizioni da parte dei cittadini sembrano la ricetta giusta per uscire dalla crisi.

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