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Cos’è e come funziona il “pezzotto” per guardare lo streaming illegale

L’ultimo blitz delle forze dell’ordine contro le tv pirata ha colpito una delle organizzazioni più importanti del settore, ma il fenomeno degli streaming illegali attraverso la tecnologia IPTV non è facile da debellare. Ecco perché e come funzionano i sistemi di produzione e ricezione di questi contenuti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Con l'operazione Eclissi resa nota in queste ore le forze dell'ordine hanno inferto un colpo non da poco al mondo delle tv pirata in tutta Europa, ma gli sforzi delle autorità per debellare la piaga non sono ancora terminati: del resto la piattaforma tv Xtream Codes appena sequestrata e il cosiddetto pezzotto che permette agli utenti di sintonizzarsi sui canali pirata non sono altro che manifestazioni specifiche di un fenomeno più ampio — la diffusione a scopo illegale della potente tecnologia IPTV, che ha dimostrato di sapere incanalare flussi di denaro da milioni di euro nelle tasche di centinaia di organizzazioni in Italia e all'estero.

Cos'è il pezzotto

Il pezzotto in effetti non è altro che il nome popolare che in questo settore viene affibbiato a un generico set top box (o a volte perfino una chiavetta) HDMI — un apparecchio da collegare al TV e che al proprio interno contiene tutto il necessario per decodificare i segnali digitali pirata in arrivo dalla rete Internet attraverso il sistema IPTV. In sostanza si tratta di un prodotto fisico che funziona come porta di accesso a servizi illegali, i quali inviano tramite connessioni in fibra flussi di video simili a quelli di una qualunque trasmissione in streaming su Internet. Il pezzotto è divenuto popolare per la praticità con la quale mette a disposizione i contenuti pirata, ma in realtà — proprio per la natura tecnica dei video diffusi — questi servizi restano accessibili anche da computer, smartphone, laptop e da qualunque dispositivo abbia accesso a una connessione Internet abbastanza veloce e un software per il collegamento.

Da dove arrivano i contenuti

Il formato dei contenuti che il pezzotto è configurato per ricevere non cambia di molto tra un servizio e l'altro, e la produzione degli streaming illegali funziona in modo praticamente identico per tutte le organizzazioni che operano nel settore. I canali e i contenuti prodotti dalle emittenti vengono ricevuti all'interno di infrastrutture specializzate — centri di ricezione che sono stipati di decoder acquistati legalmente e ciascuno in funzione con un regolare abbonamento; ogni decoder è sintonizzato su un unico canale ma il segnale video, anziché essere indirizzato a un TV, viene passato a un circuito che in tempo reale effettua un'operazione di ricodifica digitale e lo rende idoneo a essere inviato in streaming attraverso la rete Internet.

I flussi rimanipolati in questo modo vengono poi inviati a centri di distribuzione, che non devono fare altro che legare tra loro i flussi dei canali e decidere come organizzarli all'interno di pacchetti che possono poi rivendere direttamente agli utenti finali con soluzioni commerciali offerte a mezzo Internet o social, oppure a organizzazioni che si occupano della vendita al dettaglio dei prodotti o dei codici di accesso.

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