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Cos’è la notifica apparsa su Google che arriva dall’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato

Nella notifica si fa riferimento a un provvedimento chiamato CV194. La lettura è completamente opzionale ma la pubblicazione non è una iniziativa della casa di Mountain View, bensì un obbligo imposto all’azienda proprio dall’AGCM in merito a indagini svolte sul servizio di archiviazione online Google Drive.
A cura di Lorenzo Longhitano
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In queste ore gli utenti Google stanno ricevendo in primo piano sulla pagina del motore di ricerca una notifica che fa rifermento all'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. Come anticipato dal testo della notifica, il messaggio riporta un estratto del provvedimento CV194 che è possibile ingnorare oppure leggere cliccando su un link contenuto nella finestra di dialogo. La lettura è completamente opzionale ma la pubblicazione non è una iniziativa della casa di Mountain View, bensì un obbligo imposto all'azienda proprio dall'AGCM in merito a indagini svolte sul servizio di archiviazione online Google Drive.

L'istruttoria dell'Antitrust

L'inizio della vicenda risale alla fine del 2020, quando l'autorità antitrust nostrana ha aperto un'istruttoria nei confronti dei servizi di archiviazione Google Drive, Apple iCloud e Dropbox per scoprire se le condizioni contrattuali imposte agli utenti contenessero clausole vessatorie. Le clausole in questione vedono le aziende declinare parecchie responsabilità sull'erogazione dei servizi offerti: tutte e tre si riservano, in alcuni casi specifici, il diritto di sospendere, interrompere e modificare l'offerta dei loro spazi di archiviazione in cloud senza dover garantire l'integrità dei file stoccati sui loro server. Il lavoro dell'antitrust era volto a scoprire se queste condizioni costituissero uno squilibrio tra i diritti e gli obblighi nei confronti del consumatore

L'azione contro Google, Apple e Dropbox

Il lavoro dell'AGCM è giunto al termine in questi giorni, riconoscendo che le offerte dei tre servizi garantivano a questi ultimi eccessive libertà – tra le quali a vario titolo quella di modificare unilaterlamente alcune condizioni contrattuali e un esonero di responsabilità in caso di perdita dei dati archiviati; il tutto avviene in alcuni casi in lingua inglese, e può rendere ancora più difficile agli utenti capire in anticipo a cosa stanno aderendo quando acconsentono a usufruire del servizio. L'Antitrust non ha comminato sanzioni ad alcuna delle tre multinazionali cui fanno capo i servizi in questione, ma ha imposto loro di pubblicare sui propri siti il testo del provvedimento che riconosce come vessatorie le clausole in esame ritenute tali.

Il caso di Google

È quello che sta succedendo in queste ore sulle pagine Google di browser e smartphone. Nel caso specifico della casa di Mountain View, l'AGCM parla di clausole vessatorie nei passaggi relativi a Responsabilità contrattuale, Sospensione o interruzione dell’accesso ai servizi Google e Modifiche ai termini, mentre gli stessi termini d'utilizzo sono invece espressi in italiano. All'interno del documento è possibile leggere il testo del provvedimento dove viene disposto che

la società Google Ireland Ltd. pubblichi, a sua cura e spese, un estratto del provvedimento ai sensi dell’articolo 37-bis del Codice del Consumo e dell’articolo 23, comma 8, del Regolamento, secondo le seguenti modalità: 1) il testo dell’estratto del provvedimento è quello riportato nell’allegato al presente provvedimento; 2) il testo dell’estratto del provvedimento dovrà essere pubblicato per venti giorni consecutivi sulla home page del sito Internet www.google.com, versione italiana, con adeguata evidenza grafica, entro venti giorni dalla comunicazione dell’adozione del presente provvedimento

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