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Cos’è l’AML, il sistema di geolocalizzazione che poteva salvare Simon Gautier in Cilento

Una tecnologia già rodata in altri Paesi ma ancora inattiva in Italia avrebbe permesso di localizzare Simon Gautier con precisione e inviare soccorsi che avrebbero potuto salvargli la vita. È compatibile con la quasi totalità degli smartphone, ma perché funzioni occorrono centralini di risposta appositamente equipaggiati.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Simon Gautier, l'escursionista francese di 27 anni scomparso più di dieci giorni fa in Cilento, non ce l'ha fatta: i soccorritori l'hanno trovato nella giornata di ieri sul fondo di un burrone, dopo un'attività di ricerca estenuante cominciata proprio con la telefonata del giovane al 118, al quale però quest'ultimo non ha potuto comunicare la propria posizione perché persosi da tempo sul percorso che stava seguendo. Sulle modalità di soccorso in queste ore è intervenuto anche il presidente nazionale della Società Italiana Sistema 118 Mario Balzanelli, secondo il quale il giovane poteva avere una speranza di essere salvato sfruttando una tecnologia di geolocalizzazione d'emergenza come l'AML, già prevista dall'ordinamento legislativo europeo ma ancora inattiva in Italia.

Cos'è l'AML, Advanced Mobile Location

Il sistema in questione è un protocollo per smartphone pensato per eseguire alcune operazioni in automatico nel momento in cui viene chiamato un numero di emergenza. Il set di istruzioni previsto attiva innanzitutto il WiFi e il GPS del telefono dal quale è partita la chiamata, per ottenere dal dispositivo informazioni più precise possibile sulla sua posizione; le coordinate GPS e le informazioni della cella telefonica agganciata vengono scritti su un SMS che viene inviato in automatico al centralino del numero di emergenza, legati a un identificativo che permette ai soccorsi di sapere a quale chiamata si riferisce il messaggio. In questo modo gli operatori riescono a stabilire in pochi secondi la posizione dell'individuo da soccorrere con una precisione che arriva fino a 4.000 volte quella dei sistemi basati sulla sola triangolazione delle celle telefoniche agganciate.

Il problema non sono gli smartphone, ma i Paesi

I telefoni Android hanno implementato questo sistema a partire da luglio del 2016 su tutti i telefoni con le versioni 2.3 e successive del sistema operativo, mentre Apple ha fatto lo stesso su iOS a partire dalla versione 11.3 coprendo così la quasi totalità degli smartphone in circolazione. Il problema è che per funzionare il sistema prevede anche l'esistenza di centralini equipaggiati per ricevere queste informazioni, che in Italia non esistono ancora ma la cui attivazione è prevista dall'Unione Europea entro il 2020.

Il prezzo: nell'Unione Europea 750 vite ogni anno

Al momento l'alternativa più simile a un sistema AML nazionale è l'app 112 Where Are U, che effettua una chiamata al numero di emergenza europeo allegando i dati già citati, ma che va installata preventivamente sugli smartphone e non offre comunque le stesse funzionalità di geolocalizzazione in tutta Italia. Ecco perché anche dall'Associazione europea per il numero d'emergenza 112 sono arrivate in queste ore accuse simili a quelle lanciate da Balzanelli: se tutti i Paesi dell'Unione utilizzassero l'AML — denuncia l'associazione — potrebbero essere salvate 750 vite ogni anno.

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