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Così Amazon distrugge milioni di prodotti invenduti ogni anno

L’emittente britannica Itv ha ottenuto testimonianze, documenti e materiale video che documentano sprechi di dimensioni preoccupanti all’interno della multinazionale statunitense. In un solo centro nel Regno Unito decine di migliaia di prodotti invenduti e di ogni tipo vengono trasportati ogni settimana a far distruggere, ancora imballati.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Nel mezzo di un Prime Day durante il quale il colosso dell'ecommerce Amazon si appresta ancora una volta a realizzare profitti record, è emerso online un documento che mostra quale fine facciano invece i prodotti che rimangono stoccati in eccedenza all'interno dei magazzini del gruppo. Si tratta di un reportage di Itv nel quale testimonianze di ex dipendenti, documenti interni e riprese video mostrano come decine di migliaia di prodotti finiscano distrutti pur essendo nuovi o restituiti dopo pochi giorni di utilizzo.

Un'economia alla rovescia

Sul perché dell'enorme spreco, la spiegazione elaborata da Itv è logica ma agghiacciante. Il sistema di spedizioni di Amazon è talmente apprezzato che i venditori esterni scelgono di affidarsi al gruppo per conservare i propri prodotti in attesa della spedizione; il problema è che più a lungo queste merci rimangono ferme nei magazzini e più Amazon alza il prezzo per conservarle ulteriormente si alza. Una progressione nei costi di questo tipo fa sì che dopo una determinata soglia di tempo per i venditori diventi semplicemente più economico far distruggere i beni piuttosto che continuare a conservarli per un periodo di tempo indefinito.

Proporzioni preoccupanti

È così che si crea un paradosso che – secondo quanto riportato da Itv – assume dimensioni preoccupanti: un impiegato non più in forze al gruppo ha dichiarato ad esempio che in alcuni periodi l'obbiettivo settimanale era di mandare al macero 130.000 unità di prodotti diversi – il tutto per una sola delle strutture della multinazionale. L'emittente britannica ha infatti messo nel mirino solamente uno dei cosiddetti fulfillment center di Amazon – i colossali magazzini nei quali le merci vengono accumulate e organizzate per essere spedite ai consumatori finali a velocità record. Il sospetto insomma è che quel che accade nella sede di Dunfermline – con camion che trasportano tonnellate di merce dritte in discarica – avvenga anche altrove: sia negli altri 24 centri del Regno Unito, che in altri Paesi.

Cosa viene distrutto

"Ventilatori di marca, aspirapolveri, regolarmente qualche MacBook e degli iPad; solo l'altro giorno 20.000 mascherine anticovid ancora imballate". In effetti, il 50 percento della merce che finisce distrutta risulta assolutamente intonsa; il resto possono essere prodotti restituiti dagli utenti per dei resi, ma ancora perfettamente funzionanti e sostanzialmente nuovi. E se da un certo punto di vista è possibile comprendere le logiche dietro alla scelta di non mantenere i prodotti in magazzino il tutto diventa assurdo se si pensa che la loro destinazione finale non è altro che il macero, anziché un mercato secondario o piuttosto la beneficienza.

La reazione di Amazon

Dopo la pubblicazione dell'inchiesta la multinazionale di Jeff Bezos ha commentato di essere al lavoro proprio in queste direzione, ma quel che sta facendo – chiude Itv – non è illegale, e continuerà a non esserlo fino a quando non lo renderanno tale i governi, a parole così attivi sui temi di cambiamenti climatici e lotta agli sprechi.

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