Così Lega e Movimento 5 Stelle vogliono limitare il potere dei giganti dell’ecommerce
Quella sulle chiusure domenicali dei negozi non è l'unica proposta avanzata da Lega e Movimento 5 Stelle destinata a far discutere nei prossimi giorni. Secondo quanto dichiarano all'AGI alcune fonti dei due partiti, il governo starebbe studiando alcuni interventi mirati per rendere meno ardua la posizione dei commercianti italiani nei confronti delle multinazionali operative nell'ambito dell'ecommerce; tra questi figurano un portale online dedicato alla promozione degli articoli made in Italy, un tetto più restrittivo agli sconti praticati nella vendita di libri online e un sistema di lotta alla contraffazione basato su blockchain. Nessuna delle fonti interpellate dall'AGI in realtà ha descritto nel dettaglio le misure in via di elaborazione — il che vuol dire che se ne saprà di più solo quando arriveranno alla Commissione Attività produttive della Camera — ma le anticipazioni fornite danno già un'idea degli intenti che animano l'iniziativa.
Uno degli ambiti più fumosi resta quello relativo all'impiego delle tecnologie blockchain, che dovrebbero fornire un sistema efficace per creare una mappa dei siti di vendita online e tenere traccia sia delle catene di distribuzione che dei magazzini di cui queste piattaforme si servono sul territorio italiano. La misura proposta dovrebbe servire a combattere il fenomeno della contraffazione e allo stesso tempo — insieme al varo di un portale dedicato ai prodotti italiani — promuovere le specialità autenticamente prodotte sul nostro territorio. Intervenire sulla questione a livello normativo però non sarà semplice: il rischio — riferisce l'AGI — "è quello di andare incontro a misure anti-costituzionali e ad uno stop dell'Unione europea".
Più facile da spiegarsi a parole è la proposta della Lega per limitare la pratica degli sconti sui libri messa in atto da piattaforme online come Amazon: si tratta di una modifica all'attuale legge che impone un tetto del 15% agli sconti praticabili sui prezzi di copertina, modifica porterebbe invece questi ultimi al 5%, come avviene in Francia e in altri paesi. La proposta — affiorata per la prima volta anni fa su iniziativa del PD — servirebbe a evitare che i grandi distributori possano avvantaggiarsi dei maggiori volumi di vendite per vendere a prezzi più bassi ed eliminare la concorrenza delle realtà minori.
La direzione delle proposte che saranno avanzate insomma è una sola: erodere i vantaggi competitivi e fiscali dei quali attualmente godono le realtà globali dell'ecommerce e che permettono loro di offrire prezzi più bassi sul web rispetto a quelli chiesti dalle realtà tradizionali nei vari settori. Per capire nel dettaglio come le due forze di governo intendano agire al riguardo bisognerà però attendere i prossimi giorni.