Cyber-bullismo, per i ragazzi italiani un incubo peggiore di droga e pedofilia
Internet come terra di nessuno, come luogo dove poter agire indisturbati nella più totale anonimia, dove ogni immagine e ogni video vengono affidati all'eterno senza possibilità alcuna di cancellarne le tracce. I giovani sono sempre più consapevoli (e spesso vittime) del lato oscuro della rete, anzi lo temono più di altre problematiche come la droga oppure la pedofilia. La stessa definizione di "nativi digitali" conferma la totale integrazione delle nuove generazioni con la tecnologia, la rete, strumenti imparagonabili per lo sviluppo e la conoscenza ma al tempo stesso potenziali armi assai pericolose.
La cronaca riporta quotidianamente notizie relative ad atti di cyber bullismo, una nuova era della sopraffazione che non viaggia attraverso la violenza fisica ma digitale, amplificata dalla rete e quindi percepita come più nociva. Basta uno scatto rapito in un momento di intimità ed affidato alla rete perchè la vita di una giovane ragazza possa essere devastata, il dileggio della sfortunata vittima di un gruppo di bulli che filmano e diffondono le violenze inflitte, aggiungendo al dolore fisico anche la vergogna dello spettacolo, fino ad arrivare alla violazione della privacy e alla diffusione di informazioni e dati personali, senza dimenticare pagine e gruppi su Facebook creati "contro". Non occorrono conoscenze informatiche avanzate, tanto meno strumentazione avveniristica.
Chi è cresciuto in questa nuova realtà è sempre più consapevole di questo pericolo, come dimostrato da una ricerca condotta da Ipsos per Save the Children ed intitolata appunto "I ragazzi e il cyber bullismo" (scaricabile qui in pdf). Secondo il report l'anonimato e la mancanza di controllo della rete rimangono una fonte di preoccupazione per 3 ragazzi su 4, in particolar modo per quello che riguarda la possibilità sul web di dire e fare ciò che si vuole. Più della metà dei ragazzi intervistati teme la possibilità che immagini o video denigratori possano essere messi in circolazione su internet, in particolar modo sui social network (61%) . I genitori dal canto loro fanno il possibile, circa la metà degli intervistati afferma di conoscere le password dei figli, ma appare chiaro che l'impegno per il controllo e la prevenzione investa anche le "istituzioni e di tutte le parti coinvolte nella sfera virtuale dei più giovani".
"Bisogna mettere a disposizione dei ragazzi sistemi semplici e diretti che permettano loro di segnalare situazioni a rischio o addirittura di pericolo" ha affermato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children Italia "unendo le forze di aziende, istituzioni scolastiche e governative, e contando sul ruolo chiave della famiglia, si può lavorare assieme con l’obiettivo di sviluppare nei ragazzi e nelle ragazze le competenze emotive necessarie per costruire relazioni significative con gli altri".
"L’evoluzione del sistema educativo italiano nel segno dell'innovazione e della digitalizzazione rappresenta uno dei tasselli fondamentali per la crescita e lo sviluppo del nostro Paese" ha aggiunto Roberta Cocco, Direttore Responsabilità Sociale di Microsoft Italia "l'impegno di Microsoft è, da un lato, quello di continuare a far evolvere la tecnologia, dall'altro quello di garantire a tutti ed ai giovani in particolare gli strumenti per un utilizzo sempre più sicuro della Rete. Sono davvero orgogliosa della risposta dei volontari di Microsoft Italia, che ogni anno si recano nelle scuole dei figli e dei nipoti per sensibilizzare i ragazzi sul tema della sicurezza in Rete e che hanno stimolato i dipendenti di alcuni nostri partner a fare altrettanto".