Da Nokia a Mixer: le altre aziende acquisite da Microsoft che sono finite male
In queste ore la comunità dei videogiocatori è in subbuglio per l'imminente chiusura della piattaforma di streaming Mixer da parte di Microsoft, che l'aveva acquisita appena 4 anni fa con lo scopo di trasformarla in una degna rivale di Twitch. Quella sfida è stata persa e la casa di Redmond ha forgiato un'alleanza con Facebook per trasportare tutti gli spettatori di Twitch sul social network, ma in realtà Mixer non è l'unico prodotto che nel corso degli anni è stato acquisito da Microsoft per poi chiudere o deludere le aspettative degli utenti.
Nokia nel 2013
La storia della divisione di Nokia che produceva telefoni cellulari e smartphone è ancora viva nei ricordi di molti: nel 2013 Microsoft pagò più di 7 miliardi e mezzo di dollari per acquisire quella consistente fetta della casa finlandese e promuovere così l'adozione del suo sistema operativo Windows su smartphone, ma pochi anni dopo fu costretta ad abbandonare sia la produzione dei telefoni che il sistema operativo sul quale utenti e sviluppatori esterni avevano investito tempo e denaro.
Skype nel 2011
Appena due anni prima, nel 2011, fu la volta di Skype. Ai tempi la piattaforma era ancora unica nel suo genere per la sua capacità di connettere milioni di persone in tutto il mondo attraverso chiamate vocali e un servizio di messaggistica istantanea affidabile, e la casa di Redmond pagò l'acquisizione dell'azienda ben 8 miliardi e mezzo di dollari. Oggi il servizio è ancora attivo e molto usato su computer, ma ha perso milioni di utenti che erano abituati a usarlo su base giornaliera; su smartphone è poi riuscito a farsi superare in popolarità da rivali come WhatsApp, Facebook Messenger, FaceTime e molti altri, che ai tempi dell'acquisizione erano appena nati.
Andando indietro negli anni ci si imbatte in altre acquisizioni delle quali il grande pubblico non si è interessato altrettanto: da quella del produttore di smartphone Danger nel 2008 a quella di aQuantive, un'azienda specializzata in strumenti per gli annunci online che avrebbe dovuto avvicinare Microsoft a Google nel profittevole settore delle pubblicità sul web; nel 2007 fu pagata ben 6,3 miliardi di dollari poco prima che Microsoft ne interrompesse le operazioni.