Dallo smartphone al pennarello, l’opera d’arte nasce da un click
Il suo nome è ora nel Guinness World Records per aver realizzato il disegno più grande del mondo. Francesco Caporale, in arte FRA!, è un illustratore specializzato nella doodle art e con il supporto di Xiaomi ha potuto coronare il sogno di fare qualcosa di importante ad Altomonte, il suo paese natale, in Calabria. Il 29 ottobre la piazza centrale del paese è stata trasformata in una galleria d’arte a cielo aperto, con la realizzazione di Doodle Dream, un disegno su tela di 568,46 metri quadrati che ha richiesto cinque giorni di lavoro. Un’opera realizzata prendendo ispirazione dai contenuti inviati dagli utenti della Mi Community.
FRA!, che cos’è esattamente la doodle art?
È una forma d’arte che consiste nel riempire uno spazio vuoto, a mano libera, con disegni dallo stile piuttosto semplice. Non a caso, doodle significa scarabocchio ma in passato il termine era associato anche al “perdere tempo”.
Quando hai iniziato a dedicarti a questo tipo di espressione artistica?
È successo per caso qualche anno fa, dopo che mi ero laureato in grafica pubblicitaria e direzione artistica alla NABA di Milano. Un giorno mi sono entrati i ladri in casa e mi hanno rubato il computer su cui avevo tutti i miei lavori. E all’epoca non esisteva ancora il cloud, quindi ho perso davvero tutto. Senza portfolio né altro era difficile trovare un lavoro nel mio campo. Lavoravo quindi a tempo pieno in un ristorante e per trovarmi uno svago per sfuggire alla noia ho comprato un taccuino e un pennino e mi sono messo a disegnare come passatempo.
E come è diventata la tua occupazione principale?
Ho iniziato a fare i miei disegni riempiendo le pagine di questo taccuino nei tempi morti al lavoro e in un posto che si chiama Open Milano, uno dei primi co-working d’Italia. La gente ha iniziato a notarmi, a chiedere chi fossi e lì ho capito che potevo farci qualcosa. Utilizzando le mie conoscenze di grafica pubblicitaria e direzione artistica ho provato a promuovere quello che facevo, esattamente come se fossi un brand da veicolare. Anche così è nato il nome FRA! Quindi l’approccio è nato in maniera artistica e spontanea, mentre i miei studi mi hanno permesso di trasformarlo in una professione.
Come è nato il progetto Doodle Dream?
La scorsa estate ho portato ad Altomonte, che è il mio paese natale, un altro progetto di design che si chiama “Vuoto”, che punta a portare i professionisti nei paesini. Un cambio di prospettiva che la tecnologia facilità, perché di permette di non stare per forza in una città. In quell’occasione Xiaomi mi ha fatto da sponsor tecnico e sono rimasti entusiasti tanto del progetto che del posto.
E la scintilla per Doodle Dream qual è stata?
Chiacchierando con uno dei ragazzi di Xiaomi riguardo il nuovo modello di telefono, è venuto fuori che il Mi 10T Pro sarebbe stato un telefono da record, per via della sua alta qualità tecnologica in rapporto al contenimento dei costi. Ho suggerito che sarebbe stato bello associargli un record vero. Detto fatto! Ho mostrato il progetto, che stavo studiando da qualche tempo, e loro mi hanno detto sì.
Quanto avete impiegato a progettare il tutto?
Circa un mese e mezzo. È stata coinvolta la Mi Community che raccoglie gli utenti Xiaomi e che è molto attiva. L’idea della campagna era quella di celebrare la creatività con questo telefono, che in modo semplice e intuitivo permette di esprimersi in maniera ampia: permette di fare foto, modificarle facilmente, ha tanti filtri già integrati e quindi non è necessario usare altri programmi.
Quindi l’obiettivo era realizzare qualcosa di semplice e grandioso al tempo stesso.
Una delle basi della doodle art è il concetto di interazione intesa come un insieme di tante cose. Quindi abbiamo pensato di mettere in questo calderone l’idea di celebrare la creatività, il desiderio di fare il disegno più grande del mondo e anche quello di coinvolgere la community. Abbiamo chiesto quindi di caricare sulla piattaforma Doodle Dream un contenuto che esprimesse creatività. Il pizzaiolo ha mandato la pizza, la ballerina le scarpette di danza, eccetera.
La tua opera ha perciò preso spunto dalle idee degli utenti della Mi Community?
Sì. Ho selezionato circa 50 di queste immagini, le ho stilizzate in chiave doodle e le ho messe insieme per fare il disegno.
Com’è il rapporto tra la tecnologia e un’arte così spontanea e intuitiva come la doodle?
Si uniscono sul piano dell’accessibilità. La filosofia di Xiaomi è quella di fornire una tecnologia di alto livello ma accessibile a tutti sia per il costo che per la semplicità di utilizzo. Che è lo stesso concetto della doodle: serve uno spazio vuoto da riempire e un solo strumento per farlo. Poi il livello di dettaglio dipende dalla manualità del singolo.
Era la prima volta che lavoravi con Xiaomi?
Abbiamo fatto la prima cosa insieme circa tre anni fa. Lo avevano scoperto il mio lavoro tramite Instagram e le pubblicazioni web e da quel momento siamo rimasti in contatto. Io adoro la loro filosofia aziendale di portare la buona tecnologia a tutti con un rapporto qualità prezzo che non ha rivali.
Tu usi lo smartphone per la tua arte?
Più che di arte parlerei di professione. Io mi sento un professionista illustratore. Come strumento mi è fondamentale per organizzare le giornate, fare videochiamate, fare le foto, creare contenuti e pubblicare sui social. Da più di tre anni sono fedele a Xiaomi e sono felicissimo.
Quale sarà ora il destino di Doodle Dream?
L’opera è stata donata gratuitamente al territorio. L’idea è quella di tenerla esposta per attrarre turismo fino a quando sarà utilizzabile. Perché è un’opera che non è destinata a durare per sempre, tanto più che conservare una realizzazione di più di 500 metri quadri è molto difficile.
Il disegno al momento dove si trova?
Si trova ad Altomonte, non esposto ma piegato. L’idea è quello di riaprirlo quando anche la situazione Covid permetterà maggiori spostamenti e quindi sarà più sfruttabile dalla popolazione che potrà andarci sopra, camminarci, farci foto. Perché è un’opera che nasce sulla strada, da vivere, non da contemplare.
E come tale sarà soggetta a usura…
A quel punto si potrà anche pensare di tagliarla in tanti piccoli pezzi da mettere all’asta per delle donazioni. Meglio cento piccole donazioni che dieci grandi.