Diritto all’Oblio, Google pronta a rimuovere i link già da fine Giugno
Secondo quanto riporta il New York Times, Google sarebbe già pronta a rimuovere i link a partire dalla fine di questo mese. E le richieste arrivate attraverso il modulo messo online alla fine di Maggio, sono già 50 mila. In questo modo, Google si adegua completamente alla sentenza della Corte di Giustizia Europea, emanata poco più di mese fa, che di fatto ha introdotto il "diritto all'oblio", ossia la possibilità data all'utente di chiedere la rimozione di informazioni e link divenuti col tempo non più corrispondenti alla realtà. Il caso riguardava lo spagnolo Mario Costeja Gonzalez che accortosi un giorno di essere citato da un quotidiano online per una notizia che ormai non era più rispondente alla sua situazione attuale, inizia la sua battaglia per ottenere la rimozione di quella notizia. E quella rimozione è arrivata con sentenza della Corte di Lussemburgo.
Per uniformarsi alla sentenza, Google alla fine di Maggio ha messo online un modulo attraverso il quale gli utenti possano segnalare link ritenuti ormai obsoleti e quindi chiedere che la propria privacy venga garantita. Ebbene, nel primo giorno le richieste furono già 12 mila, 20 richieste al minuto. Alla fine della prima settimana le richieste furono 41 mila e in gran parte provenivano dalla Germania e dal Regno Unito. Ad oggi, le richieste sono 50 mila. E quindi ora Google sarebbe pronta a dare vita alla fase più importante, ossia la rimozione dei link, già dalla fine di questo mese. Tutte le richieste che arrivano a Google vengono esaminate da un team di esperti creato appositamente per questo tipo di operazione, al fine di verificare se la richiesta osserva tutte le caratteristiche richieste. dal momento in cui la richiesta viene ritenuta valida, allora Google provvede alla rimozione del link relativo all'interno dei 28 paesi dell'Unione, inclusi Norvegia, Islanda, Svizzera e Liechtenstein. Per fare un esempio, se la richiesta riguarda l'Italia, allora il link viene rimosso da Google.it, ma resta accessibile da Google.com.
Google vuole comunque affinare meglio il modulo di richiesta e per questo motivo ha avviato contanti con tutti gli enti di protezione della privacy dei paesi europei, per fare in modo che la sentenza venga applicata nella maniera corretta. Ma Google ha anche chiesto il parere di esperti sulla privacy, di studiosi e di manager di importanti società. Tra questi esperti figura anche Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, che ha da subito manifestato la sua contrarietà verso la sentenza della Corte UE. Il compito di questo gruppo di esperti è quello di fornire delle idee su come gestire al megli la privacy degli utenti e presto si incontreranno per fare un primo punto della situazione.