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Diritto all’Oblio, Google risponde all’UE e difende le sue scelte

Google risponde all’UE che la scorsa settimana le aveva posto 26 domande cercando di capire il perchè della scelta di informare i siti della rimozione del contenuto, scelta che violerebbe la privacy. Ma da Mountain View difendono le proprie scelte. Intanto il prossimo 10 settembre a Roma ci sarà l’incontro degli esperti voluti da Google.
A cura di Francesco Russo
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La scorsa settimana, in occasione dell'incontro tra i garanti della privacy europei e i rappresentanti dei principali motori di ricerca, Google, Yahoo! e Microsoft (per Bing), i regolatori UE hanno consegnato nelle mani dei rappresentanti della casa di Mountain View, un questionario composto da ben 26 domande. Tale questionario era utile per l'UE per comprendere meglio quali siano le basi legali che portano Google ad informare i siti web rispetto alle rimozioni. Una scelta che l'UE ha criticato in più occasioni, principalmente per il fatto che questo comporterebbe dover rivelare l'identità di coloro che vorrebbero invece mantenere l'anonimato, violandone la privacy.

Ed che arriva, a stretto giro, la risposta di Google, la quale in sostanza difende il suo operato e il diritto di informare i siti web nel momento in cui si procede alla rimozione di alcuni contenuti, precedentemente segnalati attraverso il modulo online ormai da un paio di mesi. Da Mountain View spiegano che la scelta adottata non viola le normative europee sulla privacy perché non vengono condivisi dati personali dei cittadini. In particolar modo, si sottolinea, informare dell'avvenuta rimozione consente a Google di ricevere feedback da parte dei gestori dei siti, feedback utili a rivelare richieste illegittime di diritto all'oblio, erroneamente assecondate.

La notifica (della rimozione) agli amministratori dei siti assicura la trasparenza e rende possibile fare correzione quando una rimozione si dimostra essere errata", scrive Google. "Abbiamo avuto informazioni dai webmaster che ci hanno portato a rivalutare le rimozioni e a reinserire (i link) tra i risultati di ricerca. Questi feedback degli amministratori – sottolinea Google – ci consentono di fare una pesatura più equilibrata dei diritti, migliorando così il nostro processo decisionale e il risultato per gli utenti e gli amministratori".

Insomma Google difende il proprio operato e sottolinea che il 50% delle richieste di rimozione riguardano aziende che intendono ridurre la presenza sul web delle concorrenti. E quindi per Google i feedback da parte di chi gestisce i siti oggetto delle richieste, sono molto utili per fare valutazioni più complete.

Intanto, c'è grande attesa per il prossimo incontro, che si terrà a Roma il 10 settembre, del comitato di esperti nominato da Google, tra cui figurano anche Jimmy Wales, fondatore di Wikipedia, l'italiano Luciano Floridi, professore di etica dell’informazione ad Oxford, e anche rappresentanti dei media, come Sylvie Kauffman, direttore editoriale de Le Monde. Questo di Roma è il primo di una serie di incontri che si terranno fino a dicembre si quest'anno in altre capitali europee come Lisbona, Madrid, Parigi, Berlino, Londra.

Ad oggi le richieste di rimozione pervenute a Google sono oltre 90 mila, e quelle approvate sono poco più della metà.

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