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Dopo un anno “offline”, il giornalista Paul Miller racconta la sua esperienza

“La gente è su internet”. Un anno dopo lo stacco dalla realtà digitale il giornalista di The Verge torna sui suoi passi raccontando le difficoltà che ha incontrato nel suo “isolamento”.
A cura di Bruno Mucciarelli
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"Mi sbagliavo. Un anno fa ho lasciato Internet. Ho pensato che mi stesse rendendo improduttivo. Ho pensato che mi stesse corrompendo l'anima." Inizia così il resoconto personale del giornalista di The Verge, Paul Miller, che esattamente un anno fa decise di staccare completamente la spina della sua vita digitale cercando di recuperare tutto quello che era stato perso nella vita reale. Un esperimento, una volontà inevitabile, una paura di non avere più vita al di fuori di internet, un pò tutto. Ma ciò che ha realizzato in questo anno sabbatico "offline" non è stato poi così produttivo.

Erano appena trascorsi i primi mesi del 2012 e Paul Miller aveva 26 anni. Un ragazzo nel pieno della sua vita moderna, tra mail, articoli sul giornale digitale, ricerche nel mondo del web, insomma tutto ciò che molte persone di oggi svolgono quotidianamente. Tutto ciò però sembrava essere troppo stretto a Paul. Si chiedeva cosa altro ci fosse nella vita, oltre al web. Così ha deciso. Ha chiuso il proprio computer, ha spento completamente il proprio Wi-Fi, ha messo da parte il proprio smartphone e tablet, e si è allontanato da tutto quello che fino ad allora era la propria vita. Aveva pensato di tornare dai propri genitori, di avvicinarsi alla sorella, di lasciare il proprio lavoro di giornalista e di leggere libri. Aveva pensato così di poter ritrovare il vero Paul per divenire migliore di prima. The Verge non ha assolutamente mai pensato di perdere il proprio componente lavorativo ed ha deciso anzi di pagarlo purché raccontasse la sua esperienza.

 

La scelta è stata quanto mai difficile. Inizialmente per Paul si è aperto un nuovo mondo. Un mondo in cui poter realmente vivere la vita, "annussando i fiori" in giro per le strade, potendo realizzare gite in bicicletta, conoscere nuove persone, comprare nuovi vestiti, leggere 100 pagine dell'Odissea tutte di un fiato cosa che non gli riusciva più. Un mondo fatto senza i contatti di Facebook e Twitter. Questo ha dato la possibilità a Paul di uscire dal guscio digitale che lo tratteneva da sempre, permettendogli quindi di incontrare realmente le persone con cui prima si scambiava solo tweets e post sociali. Un nuovo mondo che gli ha permesso di avvicinarsi come non mai alla propria sorella, gli ha permesso di piangere durante la lettura dei Miserabili di Victor Hugo. Miller però si rende conto che tutto ciò non è realmente quello che si attendeva. Un fallimento delle proprie aspettative sembrava essere dietro l'angolo.

Verso la fine del 2012 ho scoperto nuovi vizi off-line. Invece di trasformare la noia in creatività, mi sono lasciato andare alla passività e al ritiro sociale. Non guido la mia moto da un anno, il mio frisbee è sommerso dalla polvere, e la maggior parte delle settimane non esco. Il mio posto preferito è il divano, con i piedi sul tavolino da caffè, per giocare a un videogioco.

Paul Miller

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Il giornalista si rende conto che la sua versione "offline" nell'epoca moderna, rende tutto molto più difficile, anche nelle più semplici attività quotidiane. Anche nel sociale. Si rende conto che senza Internet è certamente più difficile trovare le persone. È più difficile fare una telefonata, ma anche inviare una semplice email. L'amico che si è trasferito in Cina da un anno non ha più potuto contattarlo proprio per la mancanza di connessione. Il suo migliore amico è scomparso nel proprio lavoro. Insomma Paul ha capito che Internet è il posto dove ci sono le persone. Il suo racconto termina con un ricordo. Un ricordo significativo della sua esperienza. Quello avvenuto con la sua nipotina di cinque anni che in qualche modo tende carpire tutto sia del Paul prima che del Paul dopo.

Mia nipote Keziah ha cinque anni, non sa cos’è la Rete, ma quando le ho domandato se si fosse chiesta perché non l’avessi mai chiamata su Skype quest'anno, ha risposto: "Ho pensato che non volevi". Con le lacrime agli occhi, le ho spiegato che ho passato un anno senza utilizzare Internet, dicendole poi: "Ma ora sto tornando indietro e posso vedermi di nuovo con te su Skype".

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