38 CONDIVISIONI
video suggerito
video suggerito

Ecco perché infilare i dispositivi USB nella loro presa è un inferno

Uno degli inventori del celebre formato USB ricorda la decisione presa insieme al suo team ormai più di 20 anni fa. Il formato rettangolare scomodo e irreversibile venne scelto sapendo che non sarebbe stato particolarmente comodo da utilizzare alla cieca, ma priorità era tenere bassi i costi di produzione.
A cura di Lorenzo Longhitano
38 CONDIVISIONI
usb-tridente

Tutti sanno che non esiste un modo giusto di inserire un dispositivo USB nella sua presa: si può solo procedere per prova ed errore tentando l'infilata ma spesso accorgendosi di dover girare lo spinotto di 180 gradi, e magari ripetendo l'operazione un altro paio di volte fino a trovare il verso giusto di inserimento. Fortunatamente con l'avvento delle prese USB di tipo C sarà solo un ricordo del passato, ma nel frattempo uno degli inventori del celebre formato durante un'intervista concessa a NPR ha fatto pubblicamente un parziale mea culpa sul modo in cui è stato implementato.

L'uomo dell'USB è l'ingegnere statunitense Ajay Bhatt che ai tempi lavorava per Intel e che ha effettivamente ammesso di essere a conoscenza di quanto sia difficile infilare alla cieca un dispositivo USB in una presa dello stesso tipo. Allo stesso tempo però Bhatt ha voluto anche difendere le motivazioni dietro al design del diffuso standard: rendere i dispositivi USB reversibili come gli attuali gadget USB-C avrebbe richiesto di raddoppiare il numero di parecchie delle componenti a bordo dei connettori, facendo lievitare i costi di realizzazione e minando così l'adozione della componente fin dalla nascita.

Prese e cavi USB in effetti non sono sempre stati così economici da produrre come ora. Non si è mai trattato di componenti particolarmente dispendiose, ma ai tempi la tecnologia impiegata per realizzare i connettori era ancora relativamente recente e aveva quindi senso tentare di tenere bassi i costi di realizzazione evitando ridondanze come un doppio set di contatti là dove ne bastava uno. Del resto lo scopo era quello di convincere il maggior numero possibile di produttori a implementare il sistema nei propri computer, che ai tempi per comunicare con l'esterno utilizzavano porte seriali o parallele di vario tipo e per trasferire e stoccare informazioni in modo economico sfruttavano i floppy disk.

L'alternativa che gli ingegneri del team stavano considerando – continua Bhatt – era un connettore di forma circolare, che avrebbe comunque fornito un margine di errore minore rispetto al 50% del formato rettangolare che conosciamo e che dunque è stato scartato. Ai tempi insomma la sfida da vincere era quella di fornire un'unica tipologia di cavo per collegare i computer alle loro periferiche, più che capire come farlo in modo elegante e intuitivo; quella sfida è stata vinta e l'USB è diventato uno degli standard tecnologici più adottati in tutto il mondo. Oggi, a più di 20 anni di distanza, siamo pronti per andare oltre.

38 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views