Elon Musk sa che sta fallendo: ecco perché vuole privatizzare Tesla
Elon Musk, oltre ad essere un grande imprenditore e visionario, è anche una figura molto imprevedibile, come ha dimostrato in più occasioni. L'ultima proprio l'altro giorno, quando con un tweet ha espresso il desiderio di voler privatizzare la Tesla, ossia di portarla via da Wall Street, nel caso in cui raggiungesse il valore per azione di 420 dollari. Sono bastati quindi pochi caratteri per movimentare la seduta in borsa facendo volare il titolo: +10,99% e valore a 379,57 dollari. Il fondatore di Tesla spiegherà solo mezz'ora dopo la chiusura dei mercati, con una mail indirizzata ai dipendenti, che la strada della privatizzazione sarebbe una grossa opportunità che allontanerebbe la società dalle continue distrazioni borsistiche. Un annuncio che ha colto di sorpresa tutti, compresi gli investitori che, in ogni caso, Musk spera di avere al suo fianco anche in caso di "delisting".
Non è la prima volta che Elon Musk sorprende tutti, come solo lui sa fare, con un tweet. Qualche mese fa, in pieno scandalo Cambridge Analitica, scrisse sulla piattaforma che lui usa molto (insieme a Instagram) di voler cancellare le pagine Facebook di Tesla e di Space X, cosa che fece dopo pochi secondi quando venne pungolato da un utente.
Musk è un personaggio che ha dimostrato in più di una occasione di non amare troppo le critiche e questa è una delle spiegazioni che si può dare di fronte alla decisione di abbandonare Wall Street. Una decisione che deve comunque essere ratificata dal consiglio di amministrazione, il quale, secondo quando sostiene Musk, sarebbe concorde ad abbandonare la borsa. Elon Musk ha espresso questa suo desiderio per il fatto che Tesla è stata esposta molto alle critiche degli analisti negli ultimi mesi per via del troppo capitale bruciato rapidamente. Musk non ama le critiche della stampa, in occasione della prima trimestrale dell'anno si lamentò delle domande "noiose"e "stupide" dei giornalisti nella conferenza di presentazione dei dati finanziari che mandarono a picco il titolo in borsa.
Il fondatore di Tesla ha comunque la forza per portare avanti il suo desiderio. Possiede il 20 percento della società e potrebbe racimolare i circa 65 miliardi che servirebbero all'operazione di "delisting". Senza dimenticare il recente investimento in Tesla del fondo saudita Public Investment Fund che avrebbe acquistato una quota fra il 3 e il 5 percento della società, una partecipazione che vale circa 2 miliardi di dollari.
Insomma, ci sono tutte le indicazioni per non pensare che si tratti di una goliardata di mezza estate, ma che sia davvero qualcosa di più concreto. Musk vuole che la Tesla operi in maniera più tranquilla e vuole anche dimostrare di poter centrare gli obiettivi di produzione della Model 3, l'auto elettrica per il grande pubblico e cruciale nei piani di Tesla per balzare in utile. La mossa aiuterebbe peraltro l'azienda a superare un possibile attuale trimestre negativo, sospinto verso il basso proprio dai continui problemi di produzione della Model 3. Nel caso si dovesse trattare solo di una goliardata, allora Musk sarebbe nei guai, infatti potrebbe incorrerebbe nella violazione del Securities Exchange Act che risale al lontano 1934, ma finora dalla Sec non è giunto alcun commento.