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Elon Musk ha troppi satelliti in orbita, la ricerca è in pericolo: l’allarme degli scienziati

Un gruppo di ricercatori ha pubblicato i risultati di uno studio che mettono sotto accusa il numero crescente di satelliti che occupano l’orbita terrestre bassa, dei quali le unità del gruppo Starlink rappresenta un’ampia percentuale. Secondo il documento questi oggetti possono interferire con le attività di osservazione dello spazio con effetti dannosi sulla ricerca scientifica.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Lo sciame di satelliti Starlink di Elon Musk è stato progettato per portare connettività Internet a banda larga anche in zone del pianeta dove il servizio non è normalmente disponibile, ma già dal suo avvio l'attività dell'imprenditore ha attirato numerose critiche per via dell'impatto che il lancio in orbita di così tanti dispositivi avrebbe potuto avere su diverse attività di ricerca e osservazione astronomica. L'ultimo allarme è il più significativo in questo senso, perché arriva da uno studio al quale hanno partecipato più di 250 astronomi e altri specialisti da tutto il mondo: secondo il documento, il progetto Starlink e in generale la sempre più alta concentrazione di satelliti in orbita non soltanto interferiscono con la visione del firmamento, ma rischiano di mettere in pericolo numerose attività di ricerca scientifica.

Il primo effetto evidenziato nella ricerca pubblicata in queste ore è visibile anche a occhio nudo: la presenza dei satelliti Starlink nello spazio interferisce con le attività di astronomia classiche, con strumentazione classica e a infrarossi basata sugli osservatori a terra. I satelliti Starlink infatti, pur non emettendo luce propria riflettono quella del sole, apparendo così luminosi: il loro aspetto è quello di numerosi puntini che compongono una linea retta, e ricorda quello di un treno che percorre il cielo nella notte. Lo spettacolo, per quanto peculiare, ha delle ripercussioni negative su attività di osservazione importanti, che devono tenere conto di veri e propri ostacoli ottici senza in alcuni casi riuscire ad aggirarli.

Trovare nuove stelle e pianeti al di fuori del sistema solare o intercettare oggetti in movimento in direzione del nostro pianeta potrebbe dunque diventare più difficile in futuro. In generale, afferma il rapporto, qualunque oggetto nella cosiddetta orbita bassa ha le potenzialità di interferire con importanti rilevazioni astronomiche operate dal pianeta; in questo senso tutti i satelliti già lanciati più quelli il cui lancio è in programma rappresentano una minaccia per la ricerca scientifica. Il problema connesso al programma Starlink è che il progetto prevede il lancio di più di 30.000 micro unità – un carico che "potrebbe quasi raddoppiare il numero di oggetti in movimento nello spazio visibili a occhio nudo al crepuscolo", ma quella di Elon Musk non è l'unica società che ha in programma di lanciare reti di satelliti da centinaia o migliaia di unità.

Il gruppo di ricercatori ha proposto alcune soluzioni per attenuare l'impatto visivo degli oggetti presenti nell'obita bassa del nostro pianeta, come riorientarli per fare in modo che riflettano meno la luce del sole o dipingerli di colori più scuri, ma la conclusione del rapporto è che la soluzione migliore sia quella di limitare il numero di oggetti che finiranno nell'orbita bassa del pianeta nel prossimo futuro: con un numero di satelliti previsto così alto infatti "non esiste una combinazione di soluzioni capace di eliminare completamente l'impatto delle loro scie luminose sulla ricerca scientifica".

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