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Elon Musk svela i dettagli di Neuralink, l’interfaccia che collegherà cervello e computer

Il sistema prevede l’uso di 96 minuscoli fili flessibili e dotati di migliaia di elettrodi, cuciti nel cervello da un robot per captare gli impulsi elettromagnetici emessi dalle attività dei neuroni e trasformarle in segnali digitali da spedire all’esterno. Ora però l’azienda ha bisogno di nuovi talenti.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Finora era rimasto il progetto più segreto di Elon Musk, ma da ieri sera Neuralink — il sistema che metterà in comunicazione uomini e macchine passando direttamente dal cervello degli utenti — è qualcosa di più. Nel corso di una lunga presentazione che si è tenuta ieri sera in in diretta streaming, Musk e i quadri dell'omonima azienda che sta lavorando sul progetto hanno finalmente fornito dei dettagli sul funzionamento dell'interfaccia cerebrale che potrebbe rendere sopportabili i sintomi di malattie gravi e mettere in comunicazione intelligenze umane e artificiali; in particolare, gli aspetti svelati riguardano il modo in cui Musk e Neuralink intendono captare i segnali dal cervello umano per renderli interpretabili da un computer.

Come funziona il sistema Neuralink

A raccogliere fisicamente i dati è un raggruppamento di 96 minuscoli fili flessibili che vengono fatti passare tra le circonvoluzioni del cervello e che contengono migliaia di microscopici elettrodi. Gli elettrodi così posizionati captano l'attività elettromagnetica dei neuroni nelle loro vicinanze e la trasformano in un segnale elettrico che viene condotto lungo il proprio filo. I fili terminano in uno di quattro chip sensori impiantati all'interno della scatola cranica che hanno due compiti: ripulire e amplificare i tenui segnali ricevuti dal cervello per renderli correttamente interpretabili nei passaggi successivi, e inviare in wireless il risultato a un'antenna posizionata all'esterno del corpo, dietro all'orecchio. L'antenna è l'unica componente alimentata a batteria di tutto il sistema e compie l'ultimo passaggio: invia i segnali a un telefono o a un computer dove vengono interpretati.

Meno invasivo possibile

Utilizzare dei fili per trapassare il cervello in centinaia di punti non è privo di rischi. Per minimizzarli Neuralink ha scelto componenti estremamente sottili (4 micron, meno di un capello umano) e soprattutto flessibili, che non rischiano di danneggiare l'organo nel momento in cui quest'ultimo si muove all'interno della scatola cranica ma piuttosto ne accompagnano i movimenti. Il processo di inserimento inoltre viene effettuato in modo completamente automatico, dal braccio fermo e stabile da un robot guidato da componenti ottiche ad alta precisione. I chip utilizzati per raccogliere le informazioni captate dai fili infine sono ugualmente compatti, e nella loro versione finale saranno più piccoli di un'unghia.

Le sfide

L'idea insomma è quella di rendere il sistema e la sua installazione meno invasivi possibile: Neuralink immagina di poter impiantare elettrodi e sensori senza neppure il bisogno di un'anestesia totale, ma per arrivare a questo punto c'è molto lavoro da fare. Non per niente Musk ha già ammesso che i primi pazienti non potranno godere di questo tipo di esperienza, e che — nonostante i primi esperimenti su cavie e primati siano andati bene — l'evento di presentazione aveva uno scopo primario: rendere noto a tutti il lavoro di Neuralink per poter reclutare nuovi ricercatori e sviluppatori capaci di affrontare le sfide che il sistema ha davanti a sé. Il tutto con una scadenza già fissata in modo semi ufficiale: la fine dell'anno prossimo, quando il gruppo spera di poter sottoporre all'operazione di impianto il primo paziente umano.

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