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Entra in vigore la nuova direttiva UE: da oggi le app per il cellulare costano di più

Da ieri è in vigore la direttiva 2008/8/EC che comporta un aumento dell’IVA sui prodotti digitali come applicazioni ed ebook. L’aumento medio è previsto essere del 6,5%. Il principio che introduce la direttiva è che l’IVA viene calcolata in base alla provenienza territoriale del consumatore e non più del venditore.
A cura di Francesco Russo
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L'inizio di ogni nuovo anno è caratterizzato quasi sempre da nuovi aumenti. E, senza possibilità di smentite, questa tendenza trova conferme anche nel 2015 appena iniziato grazie all'entrata in vigore della direttiva europea 2008/8/EC la quale introduce un aumento dell'imposta sul valore aggiunto, IVA, sui prodotti digitali, l'aumento medio è previsto essere del 6,5%. Obiettivo della direttiva è quello di impedire ai grossi colossi tecnologici di trovare scappatoie, come finora è stato, facendo applicare sul prodotto non più l'IVA del paese in cui l'azienda venditrice ha sede, ma quella in cui ha sede il consumatore. Ecco perchè si registra un aumento su tanti prodotti come apps, mp3, album musicali, giochi online, ebook e altri prodotti.

L'introduzione della direttiva ha aperto un ampio dibattito tra sostenitori e tra oppositori. I sostenitori sostengono che tale direttiva è stata introdotta per livellare il mmercatotra grandi e piccole imprese, mentre gli oppositori sostengono che alla fine il danno lo subiranno le piccole imprese. Non va dimenticato però il consumatore che comunque ora si trova a pagare più cari i suoi prodotti.

Proprio sul finire dell'anno il ministro della Cultura, Dario Franceschini, ha twittato che da ieri, 1° gennaio 2015, l'IVA sugli ebook è scesa dal 22 al 4%, livellandola a quella dei libri cartacei. Questo intento era stato annunciato dallo stesso ministro già nel mese di agosto del 2014 e aveva trovato spazio nella riunione dei ministri della Cultura UE presso la Reggia di Venaria per trovare un accordo comune sull'argomento. Accordo che poi non è stato trovato e infatti il calo vale in Italia e in Francia. Nei mesi scorsi, grande risalo ha avuto l'operazione #unlibroèunlibro per evidenziare e sensibilizzare tutti proprio sul fatto che l'IVA degli ebook fosse eccessivamente alta.

L'introduzione della direttiva 2008/8/EC è stato approvato nel Consiglio dei Ministri del 24 dicembre scorso, recependo le norme che sono entrate in vigore a partire proprio da ieri. L'introduzione dell'aumento dell'IVA è stato già battezzato come "tassa Amazon" proprio perchè sono molti i prodotti dell'azienda fondata da Jeff Bezos che subiranno aumenti. L'azienda ha sede in Lussemburgo, paese in cui l'azienda ha sempre goduto di un regime di agevolazione fortissimo, ora sotto il mirino della Commissione Juncker. Ora, prima dell'introduzione della direttiva acquistare un ebook da Amazon comportava un valore IVA del 3%, il valore imposto dalla legge lussemburghese. Con la nuova direttiva e con l'introduzione del principio secondo il quale vale il valore IVA locale, quindi quello del paese in cui ha sede il consumatore, l'ebook di prima acquistato oggi in UK vedrà imposto un valore IVA del 20%.

Degli effetti della nuova direttiva ne risentiranno gli app market come Google Play, iTunes e tutti i negozi Amazon, ma spetterà poi ai singoli, vale a dire sviluppatori, editori musicali, editori cinematografici, decidere cosa fare. Al momento passa il principio che sia il consumatore a doversi accollare l'aumento del prezzo finale. Se un album digitale che prima costava 15,50 € sulla base del 15% di IVA del Lussemburgo, oggi quello stesso album costerebbe al consumatore italiano il 7% (1,08 €) in più visto il 22% di IVA imposto in Italia, ossia 16,59 €. In altri paesi, su questa stessa tipologia di prodotto, l'IVA è più bassa. Ad esempio in Germania e a Cipro è al 19%, a Malta è al 18%. Poi nella maggior parte dei paesi UE è al 22%, mentre solo in Ungheria è al 27%.

Insomma, un aumento della tassazione che secondo l'UE dovrebbe avvantaggiare le piccole imprese nella competizione con le grandi, ma le piccole aziende lamentano che questo comporterà per loro un aumento dei costi, quindi un nuovo esborso economico non proprio sostenibile in un momento come questo. E pare che i prossimi ad essere presi di mira siano tutti i prodotti tradizionali che vengono commercializzati in remoto.

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