Eric Schmidt e privacy: rivelazioni, gaffe e dichiarazioni
Il giornalista di tecnologia Steven Levy ha scritto un libro intitolato “In the Plex. How Google thinks, works, and shapes our lives” in cui racconta alcuni retroscena molto interessanti sulla vita all'interno di Google. Lo ha scritto trascorrendo tre anni all’interno della blindatissima azienda, il libro arriverà il 12 aprile e pone in primo piano le più grandi minacce con cui la BigG oggi è costretta a confrontarsi e ad affrontare: i cinesi ed il loro governo, i critici di Facebook e la privacy.
Mr. Levy rivela nel suo libro che Eric Schmidt, ufficialmente rimosso dalla carica di CEO di Google il 4 aprile, avrebbe tentato di rimuovere delle informazioni dagli indici del motore di ricerca per nascondere alcune informazioni che lo riguardano in prima persona, anche se non è ben chiaro il motivo. Nel libro si può leggere di un’esterrefatta ed infuriata Denise Griffin che chiama il suo capo Sheryl Sandberg dopo la telefonata dell’assistente di Mr. Schmidt che l’invita a eliminare informazioni concernenti delle donazioni effettuate nell’ultima campagna politica negli Stati Uniti. Schmidt, infatti, approva ed appoggia i democratici ed in particolar modo Barack Obama. Ma Sheryl Sandberg, un dirigente di Google che è ora chief operating officer di Facebook, gli dice che è inaccettabile e Google non può filtrare informazioni personali.
Numerose e controverse sono le dichiarazioni rilasciate da Eric Schmidt sulla privacy. Google dichiara ufficialmente che "the company is fully committed to respecting the privacy of others”, mentre, Schmidt, in un evento presso il Newseum, contraddice tale affermazione dicendo: "There's what I call the creepy line", aggiungendo anche: “The Google policy on a lot of things is to get right up to the creepy line and not cross it.”
E recentemente all’interno dello speciale “Inside the Mind of Google” su CNBC, presentato da Maria Bartiromo, ha anche dispensato consigli su come proteggere la propria privacy online: “If you have something that you don’t want anyone to know, maybe you shouldn’t be doing it in the first place.”