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Facebook estende la lotta al revenge porn anche in altri paesi (e chiede le vostre foto di nudo)

Dopo averla avviata in fase di test in Australia, Facebook estende la lotta al revenge porn anche in Canada, Gran Bretagna e Stati Uniti. Il programma chiede agli utenti di inviare proprie foto di nudo in modo tale che il sistema approntato da Facebook possa intercettarle e quindi evitare che qualcun altro possa condividerle, per poi usarle come ricatto.
A cura di Francesco Russo
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Dopo averla avviata in fase di test in Australia a novembre dello scorso anno, Facebook estende la lotta al revenge porn anche in Canada, Gran Bretagna e Stati Uniti. Il programma, partito in modalità pilota in collaborazione con le autorità locali australiane, chiede agli utenti di inviare proprie foto di nudo in modo tale che il sistema approntato da Facebook possa intercettarle e quindi evitare che qualcun altro possa condividerle. In pratica, il programma si rivolge a tutti coloro che si sentono a rischio da questo punto di vista, forse perché minacciati da ex partner  in possesso di foto che potrebbero essere pubblicate su Facebook a scopo di vendetta. In un su Facebook, Antigone Davis, responsabile della divisione globale della sicurezza, ha spiegato che il sistema tende a preservare la vittima, intercettando prima, e non dopo, la foto che rischia di trasformarsi in ricatto e, quindi, in abusi.

Avviato il fase di test in Australia, Facebook ha deciso di estendere anche al Canada, Gran Bretagna e Stati Uniti il suo programma per la lotta al fenomeno del revenge porn con un sistema che permette di intercettare prima immagini e foto che potrebbero essere condivise per ricattare le vittime ritratte in situazioni intime. Il sistema avviato in Australia aveva sollevato molte critiche sulla possibile violazione della privacy degli utenti, polemiche che non hanno fermato Facebook ad andare avanti per la sua strada. Estendendo il programma, Facebook però non fornisce alcun dato su come sia andato il periodo di prova del programma in Australia, estendendolo da subito in altri tre paesi, sempre di lingua inglese.

"Stiamo collaborando con le organizzazioni per la sicurezza per consentire alle persone di inviare in modo sicuro le foto che temono possano essere condivise senza il loro consenso" – scrive Antigone Davis – "in modo da poter impedire che possano essere caricate su Facebook, Instagram e Messenger. Questo programma pilota, che inizia in Australia, Canada, Regno Unito e Stati Uniti, si estende agli strumenti esistenti per gli utenti con cui ci segnalano i contenuti già condivisi". Le organizzazioni con cui Facebook sta collaborando sono l'"Australian Office of the eSafety Commissioner" in Australia, la "Cyber Civil Rights Initiative" e "The National Network to End Domestic Violence" negli Stati Uniti, la "Revenge Porn Helpline" nel Regno Unito e "YWCA" Canada.

Come funziona la segnalazione di revenge porn a Facebook

Nel momento in cui l'utente ritiene che qualcuno possa condividere qualche foto in situazioni intime, e quindi ricattabile, la prima cosa che deve fare, come consiglia Facebook, è quella di contattare l'associazione partner del territorio. Immaginiamo che l'utente sia un cittadino britannico, l'associazione da contattare è la "Revenge Porn Helpline". Avvenuto il contatto, l'associazione invierà all'utente un link attraverso il quale sarà possibile caricare le foto. A questo punto si pone il problema, che venne già sollevato a fine anno scorso, e cioè: chi vedrà le foto caricate dall'utente? Antigone Davis risponde che le visionerà "un gruppo molto ristretto di circa cinque revisori, appositamente addestrati". A questa immagine verrà apposto poi l'hashing, ossia un'impronta digitale unica, si tratta di un codice che servirà a riconoscere l'immagine associata e che verrà conservata in una banca dati. Nel momento in cui qualcuno dovesse prendere quell'immagine e condividerla su Facebook, il sistema riconoscerebbe subito il codice della foto stessa e la bloccherebbe, prima che appaia su Facebook, Instagram e Messenger. Secondo questo sistema, le foto non verrebbero memorizzate. D'altronde, non esiste un livello di sicurezza al 100 percento, anche perchè è sempre possibile che le foto possano essere ritoccate rendendole diverse dall'originale. Ma su questo punto la Davis tende a tranquillizzare gli utenti dichiarando che su questo stanno lavorando molto

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