Scattarsi un selfie per Facebook, ma non per condividerlo sulla propria bacheca. È quanto viene chiesto agli utenti i cui account vengono segnalati per attività sospetta: se succede, ogni accesso viene negato fino a quando l'effettivo proprietario del profilo non si identifica come tale. In che modo? Semplice, attraverso un selfie che viene chiesto dal team di sicurezza del social network e che viene poi utilizzato per verificare la reale identità di chi sta cercando di accedere all'account. Una pratica diffusa da qualche mese, ma che negli ultimi giorni sembra essere entrata pienamente in vigore.
La richiesta viene inviata quando i sistemi del social network rilevano dell'attività sospetta o diversi tentativi di accesso falliti. A quel punto a chi sta cercando di accedere Facebook mostra un messaggio che richiede il selfie: "Per favore carica una foto di te che mostri chiaramente il tuo volto. Quando ci invii una foto, la controlleremo e poi la cancelleremo permanentemente dai nostri server". Una procedura che serve a Facebook a "bloccare le attività sospette all'interno del sito, dalla creazione di un account fittizio all'invio di richieste di amicizia di massa e la creazioni di inserzioni pubblicitarie".
Si tratta di un procedimento che si attiva automaticamente quando un utente prova ad effettuare una di queste azioni – quando viene rilevata attività sospetta – o quando un utente possiede più account. Facebook richiede l'invio di una fotografia originale, che non sia mai stata caricata sul social network in precedenza. Durante il processo di analisi della foto, però, il profilo della persona contestata viene bloccato e risulta inutilizzabile per 72 ore.
