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Facebook vuole usare le tue foto di famiglia per proporre pubblicità mirate

Un brevetto depositato da Facebook descrive un sistema per incrociare le informazioni presenti nelle foto di un utente e della sua cerchia di amici, come tag e descrizioni, e ricostruire in questo modo eventuali parentele per proporre pubblicità non solo più efficaci, ma mirate a tutta la famiglia.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Presto Facebook potrebbe dedurre che abbiamo fratelli, genitori, zii, partner o figli semplicemente dando una occhiata approfondita a tutte le nostre foto e a quelle della nostra cerchia di amici, anche se la sezione informazioni del nostro profilo è stata lasciata accuratamente immacolata. È lo scopo di un brevetto ottenuto dal social network, che starebbe lavorando a un sistema automatico per analizzare le foto caricate sul social network e inferire i rapporti di parentela tra gli utenti ritratti, in modo da poter proporre pubblicità mirate ai nuclei familiari anziché ai singoli utenti.

Facebook in realtà ha già attivo da tempo un sistema del genere, che però per formulare i suoi alberi genealogici non usa le fotografie ma altri tipi di informazioni: da quelle dichiarate spontaneamente nei profili di ciascun utente ai semplici cognomi, passando per i luoghi visitati frequentemente, e perfino da quali computer o telefoni ci si collega. Un numero alto di corrispondenze tra due profili permette a Facebook di supporre ragionevolmente che le persone a loro collegate facciano parte dello stesso nucleo familiare, e di inoltrare così a uno dei due messaggi in realtà rivolti all'altro o a entrambi.

Aggiungere le foto, i loro tag e le loro descrizioni alla mole di dati sotto scrutinio dagli algoritmi di Facebook darebbe al social network strumenti ancora piu efficaci per dedurre la composizione familiare dei suoi utenti. Per gli inserzionisti del resto è prezioso sapere non solo sesso ed età del pubblico che vedrà i propri annunci, ma anche dettagli come le relazioni sentimentali, la presenza di eventuali figli e altro. Il tutto andrebbe però a scapito della privacy degli utenti stessi, ai quali potrebbe non andare a genio che immagini caricate su Facebook come ricordi personali si trasformino in una miniera d'oro per il profitto della piattaforma.

In casi come questo il condizionale è d'obbligo: quello emerso in queste ore al momento è un semplice brevetto, il che non significa necessariamente che Facebook stia per affodarsi a un sistema simile in tempi brevi. Per capirlo bisognerà aspettare, ma il concetto di base – anche se non costituisce di per sé una notizia – resta valido: per Facebook ogni informazione regalata alla piattaforma è preziosa, e difficilmente il gruppo rimane a lungo con le mani in mano senza cercare di sfruttarla.

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