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Gli utenti potranno fare acquisti senza passare dall’App Store: la sentenza del caso Epic-Apple

La decisione è arrivata in queste ore dal giudice che si occupa del caso che vede da mesi contrapposti nelle aule di tribunale l’azienda di Cupertino e lo sviluppatore Epic Games. L’ingiunzione emessa ha però potenziali ramificazioni che si estendono ben oltre gli interessi della casa di Fortnite.
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A cura di Lorenzo Longhitano
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A partire da oggi gli sviluppatori presenti sull'App Store potranno liberamente chiedere agli utenti di pagare i servizi interni alle loro app utilizzando canali diversi dall'App Store. È il risultato ottenuto dallo sviluppatore di Fortnite, Epic Games, che in questi mesi si sta scontrando con Apple nelle aule di tribunale proprio in merito ai sistemi di pagamento ammessi all'interno delle app distribuite attraverso i negozi digitali della casa di Cupertino: la decisione è arrivata in queste ore dal giudice Yvonne Gonzalez-Rogers che si occupa del caso, e ha potenziali ramificazioni che si estendono ben oltre gli interessi di Epic Games. “Oggi la Corte ha affermato ciò che abbiamo sempre saputo: l'App Store non è in violazione della legge antitrust” commenta l’azienda di Cupertino.

Il divieto annullato

Quella emessa in queste ore dal giudice del caso Apple-Epic Games è una ingiunzione permanente, che impedisce a Apple di mantenere in vigore quello che è stato finora un punto cardine del regolamento imposto agli sviluppatori interessati a distribuire i loro software attraverso l'App Store. Fino a oggi in effetti la casa di Cupertino vietava agli sviluppatori di includere nelle loro app qualunque tipo di istruzione diretta ai loro utenti e volta a indirizzarli a metodi di pagamento alternativi all'App Store; il divieto è esteso anche alle comunicazioni esterne — come ad esempio le email inviate attraverso il sistema di supporto tecnico — ma secondo l'ingiunzione, ora questi obblighi dovranno essere revocati.

Le posizioni delle due aziende

Istruire gli utenti a utilizzare forme di pagamento dirette che non passino dall'App Store consente in effetti agli sviluppatori di incassare denaro senza dover versare ad Apple le percentuali del 15-30 percento che chiede per ogni transazione effettuata per acquistare oggetti in-app come beni virtuali o abbonamenti. Per Apple queste trattenute sono necessarie al mantenimento di un App Store sicuro e affidabile; per gli sviluppatori allineati alle posizioni di Epic Games, invece, non dover corrispondere denaro alla casa di Cupertino consente loro di tenere più bassi i prezzi di app e servizi offerti.

Le conseguenze fuori da Epic Games e Apple

Lo scontro tra le due posizioni si fa ancora più complesso quando chi offre queste app e servizi compete direttamente con Apple: è il caso ad esempio di Spotify, che senza dover pagare le commissioni richieste potrebbe offrire abbonamenti a un prezzo più basso di quello chiesto per Apple Music. Non solo: considerando questa ingiunzione come un precedente, è possibile che decisioni simili vengano prese anche nei confronti di Google e del suo Play Store, presente su miliardi di smartphone in tutto il mondo.

"Oggi la Corte ha affermato ciò che abbiamo sempre saputo: l'App Store non è in violazione della legge antitrust. Come ha riconosciuto la Corte "’il successo non è illegale’” scrive l’azienda in una nota. “Apple affronta una concorrenza rigorosa in ogni segmento in cui opera, e crediamo che i clienti e gli sviluppatori ci scelgano perché i nostri prodotti e servizi sono i migliori al mondo. Rimaniamo impegnati a garantire che l'App Store sia un mercato sicuro e affidabile che supporta una fiorente comunità di sviluppatori e più di 2,1 milioni di posti di lavoro negli Stati Uniti, e dove le regole si applicano allo stesso modo a tutti”.

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