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Foto e messaggi sui social non bastano come prove per il divorzio

In due casi separati provenienti dalla Sicilia un marito e una moglie hanno tentato di addebitare la colpa della separazione al rispettivo partner adducendo come prove fotografie e schermate catturate dai social network. I giudici hanno però ritenuto che il materiale raccolto non fosse sufficiente come prova tangibile di tradimento.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Documentare e trascorrere la propria vita sui social con troppa leggerezza non è consigliabile per nessuno: una volta pubblicati online, foto, video e interventi troppo personali possono trasformarsi in veri e propri incubi per la privacy; inoltre, dal momento che si tratta di contenuti digitali, in linea di principio chiunque può produrne una copia da tenere per sé vita natural durante. C'è però un ambito in cui questi documenti, per quanto compromettenti, non sono sufficienti a recare danni permanenti a chi li pubblica: quello delle cause di divorzio, nel quale due recenti sentenze hanno stabilito che non si tratta di prove sufficienti a inchiodare uno dei due partner nell'addebito della colpa.

Le due separate vicende arrivano dalla Sicilia e con i dovuti distinguo si sono rivelate piuttosto simili tra loro per come si sono svolte in tribunale. Nella prima causa un marito di Palermo ha tentato di utilizzare le schermate provenienti dalle conversazioni su una piattaforma social frequentata dalla moglie, nelle quali si poteva osservare quest'ultima accettare la corte di un potenziale amante; nella seconda causa una moglie di Catania ha invece tentato di addurre come prova di infedeltà le fotografie pubblicate dallo stesso marito in atteggiamenti di confidenza con un'altra donna. Anche l'esito dei due procedimenti è stato simile: né i messaggi espliciti né le fotografie di tenore più riservato hanno costituito per i giudici una prova tangibile di tradimento. Si tratta piuttosto di elementi dal valore indiziario, che possono servire a fornire dettagli all'interno di un quadro della situazione più generale ma che da soli non bastano a stabilire che una delle parti in causa abbia consumato o meno un atto di infedeltà.

Questo non toglie che sui social occorra andare cauti, tenere per sé i propri aggiornamenti di carattere più personale e controllare le impostazioni relative alla privacy all'interno dei social che si frequentano. Che si tratti — malauguratamente — di tenere segreta una relazione o più semplicemente di condividere la propria vita con amici e conoscenti, il punto non cambia: la Rete di oggi non è più quella di pochi anni fa; la sua natura è cambiata, ma soprattutto è cambiata la natura di chi la frequenta — che ora condivide con sempre più leggerezza e allo stesso tempo è più che mai consapevole del valore di ogni singolo contenuto pubblicato.

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