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Giulio Tremonti su Facebook, ma non era lui: denunciati due ragazzi

Denunciati due giovani trentenni per aver creato un falso profilo del Ministro dell’Economia Giulio Tremonti. I due avevano raggiunto i 5000 contatti in pochi giorni ma sono stati scoperta per via di messaggi “poco ortodossi”. Ma chi dice che volessero far credere di essere davvero Giulio Tremonti?
A cura di Anna Coluccino
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Sono due trentenni (uno torinese, l'altro fiorentino) gli autori dello scherzo informatico che, però, è piaciuto molto poco al ministro Giulio Tremonti e ancor meno alla Guardia di Finanza che ha prontamente stanato gli autori del falso profilo Facebook del ministro dell'economia e ora i due giovani rischiano fino a un anno di reclusione.

Ad aver insospettito gli inquirenti sono stati alcuni post che potremmo definire "sopra le righe", difficilmente attribuibili a Tremonti e al suo staff, specie se si pensa che il ministro -finora- si è sempre rifiutato di aprire un profilo sul social network. Inoltre, per la Guardia di Finanza non dev'essere stato molto difficile accertare che Tremonti non avesse cambiato idea, decidendo -d'improvviso- di scendere nell'agone politico della Rete per confrontarsi con gli elettori. Sarà bastata una telefonata, qualcosa del tipo: "Ministro, per caso lei ha recentemente aperto una pagina ufficiale su Facebook", "Ma non ci penso proprio", "Ok, allora provvediamo subito".

Onde evitare problemi, chiariamo che il dialogo di cui sopra non è che una mera ipotesi e non la pubblicazione di un'intercettazione.  Meglio essere chiari.

Non sono stati attenti al pare della Guardia di Finanza, invece, gli oltre 5.000 contatti che in pochissimi giorni hanno affollato di like la pagina del ministro, anche grazie a un'abile campagna virale portata avanti dai due giovani che, evidentemente, avevano tutti l'interesse ad arrivare a quante più persone possibile, e di certo non aspiravano a fingere di essere "i veri Giulio Tremonti" ancora per molto giacché, ripetiamo, non è molto difficile accertare se il ministro abbia o meno una nuova pagina ufficiale… Più probabilmente, volevano entrare a far parte dei moltissimi che -in questi mesi- sono riusciti a salire agli onori della cronaca grazie ad uno slancio creativo espresso via Web; come ad esempio il caso della moschea in via Puppa nel quartiere Sucate o il trend È tutta colpa di Pisapia.

Riteniamo, sinceramente, che il provvedimento nei confronti dei due giovani sia esagerato. Giulio Tremonti è un uomo pubblico e malgrado vada pur tutelata la sua identità (e l'azione dei due giovani si configura pur sempre come "furto d'identità") crediamo sussistano i presupposti perché il furto non sia da intendersi "con dolo". D'altronde, è stata la stessa Guardia di Finanza ad ammettere che i messaggi postati erano "fuori dal protocollo istituzionale", il che significa che -evidentemente- non c'era reale la volontà di ingannare gli utenti lasciando loro credere che si trattasse davvero del ministro. Altrimenti avrebbero camuffato ad arte anche le dichiarazioni del "ministro" cercando di renderle il più possibile aderenti al modus operandi che gli è consono.

Ma c'è un'altra questione che vorremmo sollevare e di cui invitiamo tutti a tenere conto: Facebook ha prontamente collaborato con gli inquirenti offrendo tutti dati necessari all'individuazione dei due giovani, neanche si fosse trattato di pericolosi terroristi che era necessario bloccare il prima possibile, pena la morte di migliaia di persone. Forse lo staff del social network poteva prendersi qualche giorno in più per ponderare la richiesta della Guardia di Finanza; perché se è davvero questo il grado di resistenza alle richieste che arrivano dagli inquirenti, non osiamo immaginare cosa accada in quei paesi in cui esiste un pesante regime censorio e i dissidenti che si servono del web per contestare il potere vengono perseguiti (lungi da noi l'intenzione di voler paragonare tutto ciò a quanto è accaduto in Italia, si tratta di una riflessione di pura natura speculativa…).

Ora, poniamo il caso che in questo paese, un giorno, qualcuno si alzi e decida di voler perseguire -che so- gli autori di azioni di controinformazione, cosa dobbiamo aspettarci da Facebook? Stavolta si tratta di due buontemponi che, si spera, non verranno perseguiti più di quanto sia d'uopo in relazione al reato commesso, ma se un giorno dovesse trattarsi di due dissidenti, cosa succederebbe?

E per essere ancor più precisi: cosa succederebbe se una delibera come quella partorita dall'Agcom dovesse essere resa attuativa? Facebook accetterà qualunque richiesta arrivi dalle autorità senza contraddittorio? Senza neppure accertarsi della validità della richiesta sul piano dell'etica e del diritto internazionale?

Forse è un bene che Facebook non sia ancora approdato in Cina. E forse dovremmo cominciare a chiedere a Zuckerberg maggiore tutela per i suoi utenti. Non tutti possono essere trattati come terroristi.

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