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Gli hacker stanno colpendo scuole e asili: a rischio la privacy dei ragazzi

La Cybersecurity and Infrastructure Security Agency statunitense ha lanciato un allarme preoccupante: gli attacchi informatici alle scuole sono in aumento per via di un cambiamento che riguarda mezzo pianeta, ovvero il passaggio alla didattica a distanza e l’utilizzo sempre maggiore che si fa dei computer in ambito scolastico.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Dopo aver preso di mira negli anni scorsi altre istituzioni pubbliche come ospedali e università, gli hacker specializzati in ransomware e furto di dati stanno approfittando della pandemia di Covid-19 per cambiare obbiettivo: gli asili e le scuole dell'istruzione primaria e secondaria. Lo ha rivelato la Cybersecurity and Infrastructure Security Agency l'agenzia governativa statunitense che si occupa di sicurezza informatica sul territorio nazionale e che in questi giorni ha lanciato un allarme preoccupante: gli attacchi di questo tipo sono in aumento per via di un cambiamento che in realtà riguarda mezzo pianeta, ovvero il passaggio alla didattica a distanza e il conseguente utilizzo sempre maggiore che si fa dei computer in ambito scolastico.

Gli attacchi riscontrati sono di tre tipi: ransomware, furto di dati e interruzione dei servizi di videodidattica. Nel primo caso gli hacker infettano i computer delle scuole con virus che codificano i loro dati e li tengono in ostaggio fino a quando gli istituti non inviano un riscatto agli autori dell'attacco. Nella seconda tipologia di minaccia l'intrusione nei sistemi scolastici porta a un vero e proprio furto di dati sensibili relativi al personale ma anche agli studenti iscritti — con la minaccia di pubblicarli online. Nell'interruzione dei servizi la minaccia dietro agli attacchi è proprio quella di rendere impossibili le lezioni per decine o centinaia di bambini e ragazzi per ciascun istituto colpito.

Secondo il rapporto della Cybersecurity and Infrastructure Security Agency, l'aumento degli attacchi riscontrato in questi mesi è riconducibile a una combinazione di due elementi. Il primo è proprio la pandemia di coronavirus, che ha fatto aumentare esponenzialmente l'adozione e l'importanza di computer e altri dispositivi connessi a Internet, moltiplicando sia opportunità di attacchi informatici, sia la quantità di danni che queste azioni possono fare. Il secondo elemento è il fatto che asili e scuole sono solitamente protetti da misure di sicurezza informatica meno solide rispetto a quelle che ormai università, istituti di ricerca, aziende e ospedali hanno imparato ad allestire per proteggersi dalle minacce digitali.

Il rapporto si riferisce a quanto osservato negli Stati Uniti, ma le condizioni che hanno portato all'emergere del fenomeno si possono riscontrare in tutti i Paesi colpiti da Covid-19. Con il perdurare della didattica a distanza, e in generale puntando sempre di più sugli strumenti digitali per l'educazione delle nuove generazioni, l'ideale sarebbe che le scuole non si facessero trovare impreparate su un fronte pericoloso per la privacy dei ragazzi.

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