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Gli scienziati hanno usato migliaia di iPhone e Apple Watch per misurare il silenzio del lockdown

Una ricerca scientifica ha impiegato per mesi gli smartphone e gli smartwatch di quasi 6mila volontari per registrare i suoni ambientali che li circondavano e misurare il livello di inquinamento acustico nel periodo del lockdown e in quello immediatamente precedente. Il calo è stato significativo e in alcuni casi drastico.
A cura di Lorenzo Longhitano
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Quello del lockdown è stato un periodo difficile per tutti, e sicuramente in molti ricorderanno ancora il silenzio che regnava ovunque, perfino per le strade di città affollate fino a poche settimane prima. Non si è trattato solamente di una percezione: durante i mesi in cui i cittadini di tutti i Paesi rimanevano in casa per evitare il propagarsi del contagio da coronavirus il mondo è effettivamente risultato più silenzioso. A confermarlo c'è ora una ricerca del Michigan Public Health Apple Hearing Study, che ha utilizzato iPhone e Apple Watch disseminati in tutti gli Stati Uniti per misurare il livello di inquinamento acustico nei mesi del lockdown.

Nello studio sono stati utilizzati i microfoni a bordo dei dispositivi di 5.894 orologi e smartphone Apple, in quattro diversi stati USA. I proprietari hanno offerto il loro consenso per trasformare i gadget in strumenti di ricerca e permettere agli scienziati di svolgere i loro test, che consistevano semplicemente nel misurare il livello di rumore ambientale circostante espresso in decibel. Il risultato per i mesi di isolamento forzato è quello che chiunque si aspetterebbe: un mondo mediamente più silenzioso.

In particolare su tutta la giornata il livello medio dell'inquinamento acustico è sceso dai 73,2 dBA del periodo pre-lockdown ai 70,6 dBA dei mesi in cui le misure di isolamento sono rimaste in vigore. La differenza non è marginale, se si considera che i 70 dBA sono considerati la soglia al di sotto della quale occorrerebbe rimanere in fatto di esposizioni prolungate per evitare un danneggiamento lento ma progressivo dell'udito. In una prima fase — sottolinea la ricerca — i cali più drastici dei livelli di rumore ambientale si sono osservati nel corso dei weekend, ma da quando è stato introdotto lo smart working su larga scala anche i valori registrati in settimana si sono abbassati.

L'analisi in particolare vale per gli Stati Uniti dove le misure di isolamento sono state implementate in modo diverso che in altri Paesi — compreso il nostro — ma danno comunque un'idea di come in quelle poche settimane sia cambiato il mondo anche dal punto di vista dei suoni che siamo sempre stati abituati a sentire intorno.

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