Google, dal “Don’t Be Evil” alla svolta pacifista?
Mistero sull'improvvisa conversione pacifista di Google. Secondo una lettera inviata ad Outdoor Hub il gigante di Mountain View avrebbe comunicato ai commercianti che a breve non sarà più possibile proporre pistole, fucili ed affini sul canale di acquisti Google Shopping. Folgorazione sulla via di Damasco? Può darsi, anche se i soliti maligni individuano questa operazione come un tentativo di Google di dimostrarsi “collaborativo”, visto che al vaglio delle Nazioni Unite proprio in questi giorni si negozia l'adozione di un trattato per regolamentare il commercio mondiale di armi e BigG ha sulla testa la Spada di Damocle della causa dell'antitrust per abuso di posizione dominante. Quale che sia la ragione, sulla pagina delle condizioni di utilizzo di Google Shopping armi, munizioni e coltelli sono stati inseriti nelle categorie proibite.
Curiosamente però, tale limitazione sembra sia stata applicata solo per quello che riguarda il territorio americano. Se prendiamo la stessa normativa valida però per l'Italia, tra gli oggetti proibiti risultano “armi illegali” e “coltelli illegali”, il che in teoria non estende il divieto a pistole o fucili acquistati fornendo regolare permesso di porto o detenzione. Stesso identico discorso per Germania e Francia, il che conferma la scelta di Mountain View di applicare il nuovo regolamento solo in America, dove per altro questa scelta ha scatenato un vespaio di polemiche.
Negli USA infatti il diritto di possedere e portare armi è sancito dal secondo emendamento della Costituzione ed immediatamente la potente lobby delle armi ha lanciato una petizione online per spingere Google a tornare sui suoi passi. Laconica la replica di Mountain View:
La nostra azienda ha una forte cultura e valori, e abbiamo scelto di non consentire annunci che promuovono prodotti e servizi che sono incompatibili con questi valori. Inoltre, come tutte le aziende, Google prende a volte decisioni sulla base di limitazioni tecniche, di vincoli di risorse, o requisiti da parte dei nostri partner commerciali. Le nostre politiche riflettono queste realtà.
Sarà, ma a quanto risulta nel mirror americano di Google Shopping continuano a fare bella mostra di sé fucili, pistole e attrezzature legate al mondo della armi, con buona pace della cultura e dei valori di Mountain View. Abbiamo fatto la prova effettuando la ricerca sia dalla città di New York che da Los Angeles e il risultato è stato il medesimo.
IL PROBLEMA GOOGLE ADWORDS – Ammesso e non concesso che Google decida di portare avanti questa iniziativa, magari estendendola oltre i confini americani, si verrebbe a creare un problema con Google Adwords, il sistema di advertising di Mountain View che, in quanto facente parte della galassia di servizi di Google è sottoposto allo stesso regolamento interno. Per tale motivo all'interno della pagina che stabilisce le regole di utilizzo è stata creata una sezione dedicata alle armi, più dettagliata di quella che riguarda Google Shopping, con l'elenco puntuale di cosa è o no ammesso tra gli annunci pubblicitari. Alla luce di questa situazione, alcune domande nei confronti di BigG nascono spontanee: perchè se la vendita delle armi è in contrasto con la cultura e i valori di Google, il divieto di pubblicizzazione di armi è stato imposto nel solo territorio americano? Come mai nonostante pistole e fucili siano nella black list sia di Google Shopping che di Google AdWords, in realtà sono presenti in maniera identica a prima, anche se si effettua la ricerca dagli Stati Uniti? Come mai, come documentato da alcuni screeshot che stanno girando in rete in queste ore, laddove è stata applicata la limitazione su Shopping non vengono visualizzati risultati relativi alle armi ma gli annunci commerciali di AdWords sono perfettamente funzionali?